« Preferisco un fallimento alle mie condizioni che un successo alle condizioni altrui »

(da "Tom Waits, Blues" di C. Chianura)

22 febbraio 2009

MA CHE RIDI?

Mi è semblato di vedele un gatto..diceva Titti..
Mi è semblato di sentile Povia cantale una canzone offensiva..dico io.

E poi: che cacchio c'è da ridere?
Insomma io non ho seguito le polemiche ma ho ascoltato più volte la canzone e se lui si fosse risparmiato i cartelli dimostrativi avrei pensato a delle paranoie. Il testo di per sé può non voler raccontare niente di più di una storia. E' la storia di Luca, quindi una storia particolare, che non può e non deve essere generalizzata. "Nessuna malattia, nessuna guarigione" ma solo un episodio della vita di qualcuno. Fin qui ci sto, ma se poi tu me l'accompagni con gesti dimostrativi come un cartello con su scritto:"Serenità meglio di felicità" o "Ognuno difende la sua verità", beh, allora non posso che concordare con chi da omosessuale si senta offeso. La serenità di un matrimonio etero può essere bella ma perché voler dire che è preferibile alla felicità di una coppia GAY, appunto "felice". E poi: se tu difendi la tua canzone come 'la tua verità'(che parolone), io percepisco che tu erigi a modello ed esempio generalizzante quel contenuto e non lo consideri, come io speravo, solo il testo di una canzone particolare. Per sillogismo ne consegue che tu, Povia, pensi che tutti gli omosessuali sono persone con un problema freudianamente irrisolto di eccessivo amore per madre nato dalla mancanza di un padre. Ma ti sei ascoltato bene?

E menomale che non ha vinto...

17 febbraio 2009

...continua....


Ho ricevuto un bel commento via mail che mi ha illuminato sulla questione 'nudità' e credo di aver capito meglio il loro punto di vista. Sempre la stessa preziosa persona, Donnamaria, mi ha scritto una frase che mi sento di dover sviscerare oltre:
"C'e' sempre una linea molto fine tra tollerare gli immigrati ed aspettarsi che la gente locali cambi le proprie tradizioni e costumi per accomodare quelle degli stranieri."
Come straniera in terra straniera circondata da amici cari nella stessa condizione, sono colta nel vivo.
Io non ho nessuna intenzione di cambiare le usanze tedesche perché in cuor mio non vedo il costume come uno stravolgimento di queste usanze. Ma secondo altri ragionamenti (che Donnamaria mi ha fatto presenti) probabilmente lo è e qui arrivano i dolori. Perché qui si INcontra la mia cultura e quella di chi mi ospita. Come posso sapere io su cosa è possibile transigere e mi si può quindi permettere e su cosa no? Come faccio io, italiana, a sapere cosa per un tedesco è 'così e basta!'. Non posso saperlo e allora mi presento, ingenuamente in una sauna pubblica col mio costumino e cacciata, ci rimango male. Io rinuncio al mio diritto di cittadino di usufruire della sauna pubblica (che pago con le mie tasse cittadine) perché lì non sono accettata dotata di costume. Io lascio perdere ma si potrebbero manifestare situazioni più gravi come, per fare un esempio, questa: sono un'estetista e voglio lavorare, ovviamente, in un istituto di bellezza ma qui non mi prendono in considerazione perché indosso il chador, il velo musulmano. Mi si priva di un lavoro per motivi religiosi. Insomma: per poter vivere in un paese io ne assorbo volentieri la lingua e anche la cultura finché questa non collima con la mia. Posso diventare indù perché vivo in India o nutrirmi di meduse perché sto in Giappone o giocare a Okay in Alaska?? Sono esempi banali e sbrigativi ma li metto tanto per essere chiara. Trovo immaturo e irrispettoso non voler imparare la lingua del posto dove si vive (o almeno provarci secondo le proprie possibilità) o pensare di poter avere una legislazione a parte e questo è ovvio per me. (Anche se esistono comunità del tutto separate e non integrate in ogni parte del mondo. Una per tutti gli Amish). Concentro invece la mia attenzione in tutti quei casi in cui il confine è appunto sottile e per i quali un paese ospite deve tener conto della violenza che può compiere imponendo i propri usi e costumi.
In altre parole "In Rome do as the Romans do!" sarebbe bello, ed è giusto come atteggiamento predisposponente all'integrazione, ma non tiene di conto che questo non sempre è realizzabile senza farsi o praticare violenza fisica e/o psicologica.


16 febbraio 2009

PAESE CHE VAI...IMPOSIZIONI CHE TROVI


Da una settimana la temperatura non va sopra lo zero e la neve riposa placida sul mio tetto, bellissima. Ragion percui ieri, domenica, ho ben pensato di approfittare della Stadtbad, piscina e sauna cittadina. Con tutti i ciottolini a seguito parto pregustando il relax da tepore intenso e affronto una camminata fra gelo e schiamazzi turistici. Faccio il biglietto e tranquilla tranquilla entro nella zona spogliatoi della sauna. "Oh!Merda, ma sono tutti come mamma li creò!"Giuro che mi sono immobilizzata nei tre passi a ritroso che mi permettevano di richiudere la porta. Non me l'aspettavo, va bene? Credevo che tale usanza riguardasse solo la penisola scandinava, tutt'al più le Repubbliche Baltiche ma chi se lo credeva di trovare tutta 'sta gente ignuda in Baviera?Io no. Due minuti di intensa riflessione e consultazione con la persona che mi accompagnava e aveva chiaro in faccia stampato l'imbarazzo e decidiamo di affrontare la situazione. Che sarà mai? Le spiagge dei nudisti le abbiamo attraversate tutti, no? E poi io ho fatto tanti anni di teatro e ho sostenuto situazioni, da questo punto di vista, peggiori. Non ci sarà la finzione a proteggermi ma ci sarà un modo. E se poi non lo trovo giro i tacchi e via. Quindi entro con sguardo tipo mulo da soma e ricavo un angolo in cui spogliarmi. Che poi per spogliarsi nudi hanno dei camerini con la tendina!!Non è il colmo? Se ti devi spaparazzare nudo coscia coscia nella sauna, hai bisogno della tendina per toglierti i pantaloni? Va da sé che io e il mio accompagnatore ci siamo lasciati addosso il costumino. Riattraversi la zona ad alta densità di ciccia e ti avvii nella zona hard-sauna. Giretto di esplorazione, dei luoghi, ben inteso e non delle persone, e poi mentre stiamo per dicidere di quale saura esperire, ci avvicina una signora, vestita, di bianco, con un fare da tra il generale e l'infermiera di un sanatorio, e comincia a parlare. Dal tono e dalle parole che distinguo nel magma del suo perfetto bavarese, capisco che c'è qualcosa che non va in noi. Chiedo di parlare in inglese ma l'insuccesso è netto e riattacca con una nuova sequenza di quelli che dalle mie parti sembrano ordini. Capisco finalmente che il problema sta proprio nel pezzettino di stoffa che si avvolge fedele intorno alle nostre parti intime. Pare non sia indicato per la sauna. Nie in Deutschland!! Cerco di spiegare che per noi trattasi, tale orpello, non di pura decorazione atta a fomentare un'egocentrica vanità, bensì di ciò che fondamentalmente ci permette di sostenere quella stravagante situazione senza svenire di vergogna. Inutilmente. O togliamo via l'orpello o abbandoniamo il luogo immediatamente, che' gli altri ospiti non abbiano a risentirsi ulteriormente. Capisco di aver abbassato di molto la densità di ciccia esposta ma mi chiedo: era proprio necessario cacciarci? In fondo non ho chiesto nessuna modifica delle loro usanze. Ho solo chiesto di rispettare il mio senso del pudore. Eppure era già abbastanza per me interfacciarmi con questi ammassi di corpi sudati esposti in tutte le loro pieghe a due centimentri da me, in un posto chiuso, di due metri per tre, in luogo poi deputato, così almeno dovrebbe, al relax. Avevo già messo in conto una difficoltà ma ritenendolo un problema tutto mio, me lo tenevo e mi sono resa disponibile al confronto con questa abitudine (secondo me assolutamente non igienica tra l'altro). Perché non permettermi di sedermi in quella sauna col mio costumino e il mio asciugamano? Non ho capito e non ho capito nemmeno perché la protettrice della nudità non voleva rimborsarci il biglietto, visto che l'addetta alla biglietteria lo ha fatto e con tanta gentilezza. Ci siamo accontentati della piscina calda con idromassaggio e sala relax, (vero!) e alla fine siamo tornati a casa belli lessi come desideravamo.

Ma l'interrogativo rimane. Dove finisce la libertà di un immigrato? Credevo laddove leda quella dell'autoctono. Ma in questo caso come poteva il mio pudore ferire la sensibilità dei miei ospiti? Fosse stata la situazione inversa avrei capito. Come se si presentasse una coppia tedesca senza veli in uno dei fighissimi centri benessere italiani. Avremmo qualcosa da ridere, credo ma in questo caso ai miei occhi apparirebbe ovvio. Eppure in spiaggia nessuno direbbe mai niente alla stessa coppia che si cambia comodamente i panni in diretta. E' un luogo pubblico, per me e per loro. Non lo farei se fossi in loro ma mi sento di rispettare la loro disinvoltura non guardandoli. Questo dimostra tolleranza. Tolleranza che loro non hanno avuto per il mio costume. Troppo fancy per i loro gusti tutti crauti e wurstel??


13 febbraio 2009

M'ILLUMINO DI MENO



Oggi è il giorno del risparmio energetico lanciato dalla trasmissione radiofonica Caterpillar di Radio2.
Io ho aderito all'iniziativa da sempre perché credo molto nell'importanza del risparmio energetico e sull'efficacia dei gesti, anche se piccoli. Bisogna pur cominciare da qualcosa e dare il buon esempio.
Qui il LINK per il sito dell'iniziativa dove potete trovare più informazioni ma se non avete voglia di leggere provate almeno ad ascoltare la radio, se siete in Italia dalle 17 alle 19.30 (fate voi il conto del fuso orario se vivete altrove) e a spengere tutti i dispositivi elettronici non importanti alle ore 18!

Una cena a lume di candela è sempre cosa buona...

10 febbraio 2009

da "La fragilità del pensare"

di Guido Ceronetti

La domanda più indiscreta, più insolente, più insoffribile e la più comune anche, la più poliglotta, la più persecutoria al telefono e faccia a faccia, la domanda che mette alla tortura chi ama la verità, perché la si formula per aver in risposta una miserabilissima bugia è: "Come stai."

E io aggiungo: anche la più irritante e inquietante quando si sta male...

E per chi si è incuriosito metto il LINK all'intervista che questo straordinario personaggio della cultura italiana ha rilasciato a Fazio.

Infine la "Ballata dell'angelo ferito" perché ognuno leggendola abbia la libertà di pensare.