« Preferisco un fallimento alle mie condizioni che un successo alle condizioni altrui »

(da "Tom Waits, Blues" di C. Chianura)

27 ottobre 2010

come 'parmigiano' o come 'piacere'?

E che differenza c'è??

Mi rispondono così, non sempre ma spesso...

Il fatto è che non la sentono proprio, la differenza tra la 'c' e la 'g' dentali, (velari è invece abbastanza chiaro), intendo. E come si fa a spiegare un suono? E' come far capire una nota a uno stonato, tu gliela canti e lui ti imita, convinto anche di averla beccata e invece...L'orecchio, questa fantastica macchina, registra ma è il cervello che elabora e se il cervello quel suono non lo ri-conosce, non ci sono storie. Bisogna insegnarglielo. Sì, ma come? Con l'esercizio, tanto tanto tanto esercizio. Piano piano capiranno la differenza e piano piano cominceranno a saperla riprodurre. Anche se, avere un certo accento, in una lingua straniera non è poi così male. Sempre che non ti renda incomprensibile, ti connota di una certa differenza. Una volta al supermercato, da Kroger, in America, il commesso mi chiese da dove venisse un accento così 'cool' (eppure per i non nativi, questo 'accento' non è individuabile). Non so, magari era un modo come un altro per abbordare, ma a me personalmente piacciono le differenze tout court e quando i miei studenti (tutti adulti e vaccinati) mi dicono 'è buono il parmiciano!' io sorrido. D'altronde anch'io ho le loro stesse difficoltà. Ho difficoltà a riprodurre con naturalezza la 'h' o a rimarcare la differenza tra Ö e O ma anche Ü e U. Una fatica che non sentivo per i dittonghi del francese. Non so, ma di certo imparare una lingua a 10 anni cambia molto la capacità di assorbimento e imitazione di un suono da parte del cervello.
Noi adulti scaraventati in mezzo ad altri adulti così uguali e così diversi,non abbiamo altra scelta che provarci, buttarci e sorridere ogni volta che sbagliamo. Non ho mai avuto così chiaro come adesso, quanto sia importante nella vita, non prendersi troppo sul serio, anche se si insegna all'università.

19 ottobre 2010

Allora???

Da stamattina, in ordine:
- mi son svegliata col mal di testa
- ho rotto gli occhiali da sole nuovi ( e infatti non servono qui!)
- freddo boia (3°C)
- brividi e mal di gola (conseguenza del precedente:CdP)
- mezzo cicchetto della capa a pranzo (e l'ho pure incontrata per caso!)
- rotti i lacci della borsa della spesa
- cascate le uova per strada (CdP)
E sono solo le tre!

13 ottobre 2010

UN GIORNO DIVERSO


Bigliettini di auguri sparsi, colazione con marmellata di arance fatta in casa in un posto bello come il paradiso, quelli del Coniglio alla radio che mi fanno ridere e frasi che hanno tutto il senso dell'affetto che riempie. Rendo grazie alle rete! Son qua e brindo con tutti voi che mi volete bene!
Perché alla fine ciò che conta è davvero poco.

06 ottobre 2010

WAKA WAKA PER MINZOLINI

Io ho firmato anche la Petizione.


01 ottobre 2010

IO MI CHIAMO NESSUNO

Come Ulisse si premura di dire a Polifemo, anche noi, figli di un paese che ci ha generati, abbondati e quindi spinti al di là dei suoi confini, ci ribattezziamo sotto il nome di Nessuno. Il nostro Polifemo è il Paese, il gigante da un occhio solo, incapace di vedere la realtà. Quello che ancora non ha stabilito il nesso tra causa ed effetto. Come girini nell'acqua, scivoliamo sotto le sue gambe, ferme e incollate, come colonne a una terra inospitale. E lui lento, impacciato avanza affannato nella melma, proponendo azioni inesorabilmente in ritardo. Siamo l'acqua che scorre e si muove, adattandosi al percorso del fiume. Siamo Nessuno, perché viviamo in una dimensione che non è riconosciuta ma imposta, quella della mobilità, quella del nomadismo obbligato da una transumanza lavorativa. Siamo Nessuno perché non sappiamo più a cosa apparteniamo. Sappiamo da dove veniamo, dove siamo cresciuti ma sappiamo anche che i sogni e le aspettative che dall'infanzia ci accompagnarono negli anni, a un certo punto sono volati via, evaporati con la voglia di provarci ancora. Nessuno all'anagrafe, Nessuno per l'INPS. Nessuno quando qualcuno ci domanda "ma poi che farete?". Come tanti Nessuno ci muoviamo da un continente all'altro, da una città all'altra, da una casa all'altra. A passi incerti ma fieri, alla volta di orizzonti fertili che facciano rinascere da qualche parte nel profondo, la speranza di trovare almeno un posto nel mondo. Come i viaggiatori che nell'Ottocento affrontavano l'ignoto, ci imbarchiamo su navi dalla destinazione incerta ma attracchiamo a porti sempre più sicuri di quello lasciato tanto tempo fa. Una specie da terzo millennio, mutoide per definizione, nata sul bilico e che per necessità salta la siepe tutte le volte che deve. Che sarà di noi quando qualcuno poi chiederà a Polifemo: chi ti ha ucciso? Uno scheletro riempito di vuoto, di tutto quel vuoto che ha ingurgitato, lui non potrà che rispondere: "Nessuno mi ha ucciso".
E noi siamo quel Nessuno.

Questo post nasce da questa lettura.