« Preferisco un fallimento alle mie condizioni che un successo alle condizioni altrui »

(da "Tom Waits, Blues" di C. Chianura)

28 ottobre 2013

ecco

Sedici modi di dire verde

Una strada di terra che inizia ai confini del niente e il mio tutto che ancora si ostina a cercare una via i pensieri che più della sabbia mi bruciano gli occhi questi occhi che ancora ringraziano di essere qui e la notte qui è notte davvero è la madre del buio ed il nero è soltanto un colore della realtà 

Così un uomo sa sedici modi per dire verde ed un altro ne ha uno soltanto per dire addio l'immondizia non è solamente quella che si vede essere bianco non è esattamente essere candido e gli uomini perdono tempo perchè ne hanno e le donne sopportano i pesi meglio di me e tutti camminano sempre ma poi per dove tanto un albero è come un ombrello se piove 

Un viaggio regala a ognuno la sua storia io sono convinto che mi salverò così come ogni ritorno ha la sua gloria un altro cerchio che si chiuderà una strada di terra che inizia ai confini del niente e il mio tutto che ancora si ostina a cercare una via, a cercare una via, a cercare una via

Niccolo' Fabi

 
 
                                               Questo album e' bellissimo, compratelo.

25 ottobre 2013

PIACERI

Bertolt Brecht, "Vergnügungen" [1954]

Der erste Blick aus dem Fenster am Morgen
Das wiedergefundene alte Buch
Begeisterte Gesichter
Schnee, der Wechsel der Jahreszeiten
Die Zeitung
Der Hund
Die Dialektik
Duschen, Schwimmen
Alte Musik
Bequeme Schuhe
Begreifen
Neue Musik
Schreiben, Pflanzen
Reisen
Singen
Freundlich sein.

24 ottobre 2013

Bluebird

                                           Never, never, never I'll forget you my bluebird.

 There's a bluebird in my heart that
wants to get out
but I'm too tough for him,
I say, stay in there, I'm not going
to let anybody see
you.
(....)
I only let him out
at night sometimes
when everybody's asleep.
I say, I know that you're there,
so don't be
sad.
then I put him back,
but he's singing a little
in there, I haven't quite let him
die
and we sleep together like
that
with our
secret pact
and it's nice enough to
make a man
weep, but I don't
weep, do
you?
(Charles Bukowsky)

06 ottobre 2013

APPRODO

Alle porte dell'ennesimo compleanno sento scivolare il terreno sotto ai piedi; sono madida di euforia o schizzofrenica? Sbatto la porta ed esco di fretta, come se quacuno o qualcosa mi stesse aspettando in una domenica di solitudine. I passi veloci lasciano lentamente tempo al battito di calmarsi e respirare è quello che più mi serve. Non so dove, non so come ma voglio vivere. Solletica le narici, quest'aria di montagna che non è montagna e mentre l'aria ossigena i pensieri, alzo lo sguardo al cielo straripante tra le piccole case, strette da corsetti di legno e allungate da tetti di marzapane. I balconcini intarsiati, le fiorere cariche di gerani, gattini, ranocchie e sfere di cristallo che stazionano sicuri sebbene alla mercé di ogni passante. Mi sforzo di leggere le Specialità del giorno sbiadite dietro l'umidità della teca di un ristorante che non ho provato ma che però prima o poi...Annuso ogni angolo come un'attraente sconosciuto e ordino alle retine di imprimere ogni fotogramma, voglio che questo sia uno di quei momenti, uno di quelli che fanno da isola di approdo nel naufragio della memoria. Questo me lo ricorderò. Quando sarò via, quando i pietrasantini in porfido non mi faranno più imprecare, quando non noterò più l'assordante silenzio diventato ora serenità, quando smetterò di chiedermi ma dove sono tutti, è domenica! quando gli ultimi cinque anni occuperanno loro malgrado, un periodo della mia vita che è finito e io sarò alle prese con un nuovo oggi.

01 giugno 2013

Fatom (che sicuramente non si scrive così)

Prendo posto tra facce sconosciute, sempre indaffarati malgrado l'attesa e mi chiedo perché. Non dobbiamo che aspettare e sarebbe bello rilassarsi e approfittare della situazione per conoscere qualcuno. Tutti hanno invece qualcosa da fare, da soli o in famiglia e per chi viaggia solo c'è solo da stare lì a guardare, che poi non è poco interessante, anzi, e come sempre ne approfitto. Vicino a me un uomo sulla quarantina, magro, vestito semplicemente, deve essere russo o bulgaro perché parla al telefono e così vicino riesco a sentire tutto quello che dice, inutilmente. Parla piano, calmo e quando finisce cerca il mio sguardo ma io dissimulo l'attenzione e torno a vagare. La solita coppia della serie 'Siamo i più fighi' si spulciano di coccole e ammiccamenti mentre lei lancia occhiate castiganti a chiunque si intrometta. Quelle scarpe da tennis bianche perfette sarebbero state benissimo sotto i miei piedi sporchi. Imbarco e le solite scene di fretta, come se fosse possibile che qualcuno venga lasciato a terra. Altra fila e una ragazza racconta eccitata a una coppia di turisti della sua nuova vita in Germania che inizia 'proprio oggi!' e andrà avanti per sei mesi. Penso a me 7 anni fa. Entro nel discorso, invitata dagli sguardi interrogativi. All'improvviso: 'Ma tu sei già stata a Norimberga?' E' lui che parla, l'uomo del telefono. Rispondo ma taglio corto, perchéperchéperché? Imbarazzo, diffidenza, sorpresa.
Prendo posto vicino alla coppia di turisti e lui subito dietro, mi chiede se può sedersi vicino a me. Dico di sì. Perchéperchéperché? Imbarazzo, educazione, curiosità. E così dal niente, mi trovo acconto un pezzo di umanità incarnata in Fatom, kosovaro di Pristina, classe 1975, manovale, bravo! dice lui. Mi racconta dei suoi 13 anni in Italia, da solo e poi con pezzi di famiglia che si ricompongono come un patchwork. Parla bene l'italiano, calmo e presente a se stesso. Si trasferisce a Norimberga 'ma non per me, che da manovale ce n'ho di lavoro, lo faccio per i miei quattro figli. In Germania pare che ce ne sia di lavoro e il più grande tra poco finisce la scuola.' Apro la mano come una pagina e cerco di disegnare i confini delle ex repubbliche slave ma sbaglio e con due dita mi corregge. Sorride, sincero e trasparente come lo smalto dei denti perfettamente puliti. Uscito dal dentista e imbarcato? Mi chiede di me ma io sono meno genorosa. Perchéperchéperché? Imbarazzo, paura, salvaguardia. Va avanti lui e mi racconta che già suo padre aveva cercato fortuna in Germania con un amico che però ci è rimasto là mentre suo padre tornava a casa e metteva al mondo i suoi figli non immaginando che poi uno di loro, il più grande avrebbe fatto lo stesso viaggio e per farlo avrebbe avuto bisogno proprio del suo vecchio amico. 'Che quando l'ho chiamato, si è fatto in quattro e mi ha trovato un lavoro e un posto dove stare e mi aiuterà per tutto il tempo che avrò bisogno. Ormai lui lo parla il tedesco e conosce tutto. Io invece no e quando mi prende la nostalgia, vado a cercare un ristorante italiano e mi metto a parlare con la gente.' Penso a lui, piccolo come me e penso che facevamo gli stessi giochi per strada, coi gessetti e i tappi delle bottiglie. Poi penso a me indecisa su quale università frequentare, ai primi anni di smarrimento nella giungla studentesca e penso a lui tra bombe e cecchini, costretto a emigrare in Slovenia e rimpatriare solo dopo la fine della guerra e facendo anche un giro largo in Macedonia per non attraversare la Bosnia. Gli chiedo: 'Cosa volevi fare da piccolo?', 'Il poliziotto...ma di quelli buoni!' e ride così bene che tutto splende, siamo sopra le nuvole. Poi non c'è stato più da scegliere ma solo da pensare a come sopravvivere e da qui il viaggio verso l'Italia. Non gli chiedo come ci è arrivato in provincia di Lucca ma guardo la magrezza delle sue gambe, il biancore delle unghie e le piccole macchioline rosse che orlano i suoi occhi. Mi sembra di conoscerlo. 'Se vieni a Norimberga con tuo marito, vi offro un caffè'. Dico sì ma non gli chiedo né il numero né altri contatti. Perchéperchéperché? Imbarazzo, rispetto, incredulità. Mi racconta tanto ancora, delle sue avventure di viaggio, di quanto ha pagato il biglietto perché si è dimenticato di stampare la carta d'imbarco, dell'impresa di pulizie presso cui lavorerà e il tempo vola dritto e veloce come una freccia accanto a noi. Stiamo atterrando e mi rendo conto che non so nemmeno come si chiama. 'Elisa, io mi chiamo Elisa', 'E io sono Fatom, un po' difficile ma però vuol dire Fortunato' e ride. Ridiamo ancora, ridiamo complici degli ultimissimi minuti a due passi dal cielo.

17 aprile 2013

1,2,3 buio

Forse anche meno. Forse si arriva a malapena a due. Si'..non conto fino a tre.
Distesa, lui accanto a me, un siringone zeppo di roba biaca, mi dice: "Schöne träume" (Sogni d'oro) - e io dico o almeno mi sembra di ricordare di aver provato a dire: Danke! E bum. Buio. Stop. Buco. Salto temporale. Sono in un'altra stanza, ma sullo stesso letto, credo, con una finestra accanto a me, e' primavera. Ricordo di essere umana, il mio nome e perche' sono dove sono. Operazione riuscita. Senza danni, almeno spero. Ci ripenso pero' e mi chiedo se morire non sia un po' cosi'. Impressionante.

Quando poi il dottore mi chiede: Ha notato qualcosa durante l'intervento?, vorrei avere tutta la padronanza linguistica per rispondere a bruciapelo: Ma che scherza?Dopo l'effettone da mago Houdini che ha usato, ho pensato di risvegliarmi segata in due! :)

12 aprile 2013

Per errore - Aus Versehen

Un giorno ti alzi e hai voglia di scrivere quello che da un po' pensi a una cara amica. Ti metti li e lo fai con amore e sincerita'. Parli di te, di voi, del mondo, della vita, del giudizio, del dolore, della speranza. Poi mandi la lettera destinata a lei e per conoscenza ad altre intimissime amiche e succede cosi per sbaglio, errore cretino, che quella lettera finisce dritta nella casella di posta elettronica di una collega. Una collega, capito??? Il giorno dopo ti arriva la sua risposta, gentile. "Per sbaglio mi hai inviato questa lettera". Come si fa a gestire questa cosa ora? Faremo entrambe finta di niente probabilmente ma lei ora sa di me decisamente troppo, soprattutto per come intendo io i rapporti tra colleghi di lavoro. D'altronde ormai e' tardi. Ma quando la inventeranno quella App che ti dice: "Ue' amico stai scazzando, non lo vedi a chi hai indirizzato la mail??".
A voi e' mai capitato qualcosa di simile o anche peggio?
E secondo voi, dietro questi errori, si nasconde un disegno imperscrutabile??


20 marzo 2013

La mia "Sanita" in Germania - Krankenversicherung

In Germania la sanita' costa, costa molto e si paga come capitolo a parte nella busta paga o chi come me e' autonomo, paga una bella cifra (150euro) ogni mese. E piu' guadagni, piu' paghi e se guadagni piu' di 3mila euro all'anno o sei dipendente statale, devi fare un'assicurazione privata che costa ancora di piu'. Quando penso a quanto sborsiamo noi in due, mi irrito. Poi vado dal medico e mi passa tutto. Perche'?
1. Chiamo la segretaria, prendo un appuntamento e di solito non aspetto piu' di due giorni per averlo.
2. vado e aspetto dieci minuti fino a un massimo di un'ora (mi e' capitato due volte in 4 anni e solo durante picchi influenzali).
3. Entro e il dottore mi fa parlare, fa battute e poi udite, udite...mi visita! Con le mani intendo!!
4. Se ho bisogno, mi fanno anche esami delle urine li' per li' e mi fa anche il prelievo di sangue. Risultato, due giorni dopo.
5. Mi prescrive le visite specialistiche e se c'e' bisogno, quando ad es. prevede tempi di attesa lunghi, chiama lui per prendermi un appuntamento.
6. Alla visita specialistica, si aspetta ancora meno. La visita e' piu' fredda, specialistica e piu' veloce ma anche li' hanno il laboratorio per fare tutti i prelievi che devi fare. Si puo' fare anche un'ecografia sul momento e per fare esami piu' complicati non si deve aspettare piu' di due-tre settimane.
7. E questa e' la piu' bella: i medici si inviano i risultati degli esami tra di loro, per avere un quadro generale del paziente.

Insomma, io pago volentieri. E cosi' dovrebbe essere, per tutto. Pagare per vedere i risultati e godere dei benefici. Subito.

Ma poi, dal medico, si fanno degli incontri...straordinari!

non ho resistito...e' stata un'apparizione!


12 marzo 2013

Dal bordello all'asilo passando per la prigione

Dopo lo shock elettorale, ho aspettato come un cane guardingo alle porte del Parlamento nella speranza, visto che la' siamo finiti, di vedere entrare i Nuovi, i cittadini a cinque stelle, lo tzunami pronto a portare forza e rinnovamento. Dalla porta pero', io ho visto sfilare l'entrata all'asilo: bambini dispettosi, arroganti, naiv, maleducati, intransigenti. D'altronde nella massa ci sta tutto. Seguo il blog di Grillo dal 2006, quando da oltreoceano, le sue idee aprivano uno spiraglio sulla possibilita' di cambiamento. Ho seguito il nascere del movimento ma con sospetto e vissuto amaramente certi passaggi (v. l'apertura a Casa Pound) mai del tutto chiariti. Ho votato a sinistra (quella piu' simile all'idea di sinistra che fu) come sempre, da quando ho il diritto di voto. Non mi sono fidata. Dato lo strabiliante risultato elettorale, ho tuttavia sperato che il Nuovo dimostrasse, prima di tutto senso di responsabilita' e capisse l'importanza del momento. Non c'e' un minuto da perdere in un paese che annaspa tra le ceneri, l'immondizia e la poverta'. Come si puo' rimanere sulle proprie convinzioni, non cercando invece di fare tutto quello che il passato, giustamente da cancellare e rinnovare, non ha fatto? FARE. Perche' aspettare, andare al voto, sperperando ancora soldi pubblici quando e' possibile fare! Grillo spara, spara su tutto e tutti senza distinzione, senza dubbio. Fa paura. Lui, che in Parlamento mai ci mettera' piede, e' il demiurgo che detta buono e cattivo tempo alle sue creature (che gia' il nome cosi li definisce) che rispondono come automi, quando rispondono, alle domande dei giornalisti, per diretto indottrinamento. Democratico? Perche' non chiede fa decidere ai suoi elettori cosa e' meglio, allora? Leader o dittatore? E' davvero questa Liberta' e Partecipazione?
Intanto dalle stanze del bordello, qualcuno ha fatto ritorno per portare a casa un altro successo, inverosimile agli occhi di alcuni ma irrestistibile agli occhi di molti: disgraziati, criminali o semplici idioti? Peccato per lui, non sia bastato a evitargli il passaggio dal tribunale. Attenzione nel gioco di Monopoli, quando si va in Prigione, si sta fermi solo un turno! Che nemmeno l'arresto ce ne liberera'?!

24 febbraio 2013

05 febbraio 2013

Termometro

Che le cose stiano cambiando ce ne rendiamo conto ascoltando i vari telegiornali, tedeschi e italiani ma non solo. Che il mondo in cui viviamo sia diverso da quello vissuto dai nostri padri e' anche macroscopicamente evidente. Nel mio piccolo sto facendo esperienza di quanto grave sia questa crisi vivendo all'estero da sei anni ormai, sempre meno per scelta e sempre piu' per mancanza di alternative. Quello che pero' mi sta dando la temperatura della febbre da crisi e' qualcosa di ben piu' rilevante. Negli ultimi due mesi ho ricevuto due email da persone sconosciute che avevano reperito il mio indirizzo online e che avevano deciso di scrivermi per avere un consiglio se non un aiuto concreto per venire a lavorare in Germania. Entrambe ragazze giovani e neolaureate (?) che sono andate in giro sulla rete a reperire contatti con sconosciuti per stabilire un aggancio seppur artificiale con la Germania. La prima mi chiedeva addirittura di poter inviare il suo curriculum nella speranza che io (!) lo portassi in giro promuovendola nelle varie scuole di lingua ma non solo. La seconda chiedeva per lo piu' consigli pratici su come intraprendere una carriera qui! Entrambe non parlano nemmeno il tedesco...

Allora:
1. la Gemania non e' Eldorado e chi ha letto il mio post precedente ne ha gia' un'idea.
2. io non sono un'agenzia di lavoro interinale e nemmeno un consulente del lavoro.
3. le persone sono estremamente confuse! E aiutare chi e' confuso e' impossibile!

La febbre e' alta. La concorrenza spietata. La disperazione alle stelle.
Non voglio esagerare ma a me questa cosa pare alquanto inquietante...

Per finire ecco il link a un servizio delle Iene proprio sul punto della riflessione.




28 gennaio 2013

La fine del semestre

Sono appena tornata dall'ultima lezione del semestre. Oggi Klausurprobe (prova di esame) e la settimana prossima c'e' l'esame finale. Guidando dall'universita' a casa, ho incrociato nel viavai dei pensieri tutti questi interrogativi. Chissa' che scrivendo, come spesso succede, non capisca qualcosa.

Quando finisce un semestre ho sempre una sensazione strana alla quale non mi abituo mai. Un misto di sensazioni piacevoli e spiacevoli insieme. Sono soddisfatta se guardo al lavoro svolto ma sento anche la frustrazione dell'orizzontalita' del lavoro senza progressione. Ogni semestre nuove classi, nuovi gruppi da alfabetizzare. Miglioro nella qualita' dell'insegnamento,  perfezione il linguaggio e il materiale ma cosa imparo io davvero? Non diventero' mai un professore senza dottorato e non so neanche se lo vorrei in definitiva ma rimanere docente incaricato (= schiavo dell'universita') a vita mi sembra cosi' sterile. Sono una persona che ha bisogno di vivere la sua vita senza troppi programmi, senza certe previsioni e possibilmente facendo sempre cose diverse. Una propensione che ho pagato e continuo a pagare evidentemente. Forse dopo 3 anni di insegnamento + 1 e mezzo a Dallas sono un po' stanca e vorrei cambiare. Forse. Spesso l'energia che viene dai ragazzi, l'affetto di alcuni studenti, la constatazione dei loro progressi sono sufficienti ma come sempre voglio di piu'. Il proverbio dice che 'chi si accontenta gode' ma e' giusto accontentarsi? Se si e' soddisfatti, probabilmente si ma se ho queste strane sensazioni, forse anche no. In Germania (e in America) in entrambi gli istituti presso cui lavoro, noi insegnanti siamo sottoposti a una valutazione: si tratta in pratica di un questionario che gli studenti compilano e ne viene fuori un grafico con diverse voci; alcune riguardano il corso e l'organizzazione del corso, altre il libro di testo e altre il docente. Ho sempre avuto note positive o molto positive anche se mi sono capitati studenti sgarbati e scostanti che hanno abbandonato il corso. Credo di poter essere soddisfatta ma non 'zufrieden' che in tedesco implica anche una contentezza, che l'equivalente italiano non esprime intrinsecamente. Se si fa bene una cosa, si puo' gia' esserne contenti?


11 gennaio 2013

La bisbetica domata

Tutti a teatro per forza. Non so cosa aspettarmi perche' non sono mai stata in un teatro vero. Ho sedici anni e i miei sono sempre andati da soli all'Opera. Il teatrino di provincia dell'estate non si puo' chiamare vero teatro e nemmeno le recite della scuola, credo. Questa volta invece, il teatro e' di quelli belli davvero, all'italiana e mi sento un po' in imbarazzo, inadeguata a un posto cosi bello, col velluto senape che scivola sulle scale e sulle balconate illuminate, la porpora delle poltrone che abbaglia i miei occhi vergini mentre scruto tra le teste cercando invano miei simili. Poi l'imponente e inviolabile parete si apre con la leggiadria di lenzuola orientali e in extremis, con la coda, saluta con una sgambata da can-can ed e' silenzio. Il respiro accelera e rallenta seguendo le battute mentre il cuore pulsa innervato dalla storia; mi rendo conto di essere in un altro mondo e soffro ancora di piu', imbarazzata piu' che mai, mi vergogno ma dissimulo con la faccia da adolescente apatica e contro tutto per principio, figuriamoci il teatro e per giunta classico! Resisto spaccata in due fino alla fine, applaudendo stanca e annoiata, mentre penso che oggi ho scoperto qualcosa. La prima di una serie infinita di regali che il teatro mi ha fatto.

Iniziai quell'anno a fare teatro e un grazie lo devo alla padrona assoluta di quel palco, di me e di quel giorno insieme, Mariangela.


09 gennaio 2013

LandStadtFluss FioriFruttaVerdura

Vi ricordate le orate (non i pesci boni al forno) passate a giocare a FioriFruttaVerdura? Magari durante un'ora di supplenza a scuola o a ricreazione o invece di fare la lezione per casa in quei pomeriggi che cosi' lunghi e rassicuranti non li fanno piu'...Mi ricordo anche tutte le varianti introdotte con l'eta', quando tutto e' noia, tutto e' da trasgredire, il giochino ammazzatempo compreso e quindi si introducono le voci: attori, cantanti, personaggi famosi o canzoni, film e libri o ancora la versione universitaria: personaggi storici, registi, scrittori e cosi via. Una lista infinita di nomi su cui spaccarsi la testa, giusto perche' non si ha niente di meglio da fare ma la lista originale parte da Fiori Frutta e Verdura, alias quel che intorno c'e'. In Germania, Terra Citta' e Fiumi e in effetti di terra ce n'e' ma forse PatateWuerstelCavoli sarebbe stata l'istantanea piu' azzeccata.
E come sarebbe ora la triade italiana?Giochiamo?
Astenersi PizzaMafiaMandolino please!