« Preferisco un fallimento alle mie condizioni che un successo alle condizioni altrui »

(da "Tom Waits, Blues" di C. Chianura)

29 novembre 2010

Come spacciarsi per italiano

Consigli pratici per un tedesco in vacanza in Italia:

1. Non ordinare il cappuccino con la pizza;
2. Non mangiare gli spaghetti con il cucchiaio e la forchetta;
3. Se sei al ristornate con amici non chiedere un conto separato;
4. Non ti cambiare il costume sulla spiaggia;
5. Vai ad un appuntamento con almeno un paio di minuti in ritardo;
6. Evita battute sugli stereotipi: mandolino, mafia e mozzarella;
7. Non portare i sandali coi calzini;
8. Non esagerare con l'abbigliamento Hi-Tech;
9. Non toglierti le scarpe per entrare in casa di amici o conoscenti;
10.In sauna vacci col costume!

Altro?

16 novembre 2010

CERCO UN PO' D'AFRICA IN GIARDINO???

Eh sì, capita anche che si incontrino persone che non condividano i tuoi interessi e che quindi non abbiano idea di cosa tu stia parlando mentre ne parli, appunto. E la conversazione diventa difficile o nei migliori dei casi interessante, ma impegnativa, tanto quanto è invece facile e goduriosa quando incontri qualcuno che già sa, capisce e tu puoi saltare la parte esplicativa e pedante del discorso per arrivare al confronto e magari anche a una sintesi.

E' un pò come parlare con chi parla la tua lingua, è tutto più veloce. Come tra amici del resto. Uno sguardo ed è tutto chiaro. Un sottotesto lungo da qui al sole. Non è così che forse ci si innamora? Quando anche senza dire niente, risulta tutto chiaro?

Quando parlo di tango, succede sempre che la gente si incuriosisce e io spiego di che si tratta, come funziona etc ,volentieri, perché in fondo me l'aspetto. Altra storia è in classe, quando con in mano una canzone mi rendo conto, dai commenti, dalle domande, che la semplice traduzione del testo non spiega nulla della canzone stessa, proprio come a scuola la parafrasi non diceva niente della poesia.
Come si fa a spiegare un emozione, un sentimento per di più legato al vivere italiano, a quel non detto ma vissuto da tanti se non tutti?
Come si fa a colmare quella distanza di esperienze, di formazione, di vita?

Certe cose o le senti o non le senti.

Proprio come il tango.

E come Azzurro:

10 novembre 2010

Servus! (and I mean that!)

Il titolo di questo blog nasce agli albori della mia esperienza in Germania, come diretta prosecuzione del blog che scrivevo quando stavo in America (Good Morning in Texas!).Mi piacque l'idea di mantenere un filo attraverso il titolo.Poi ho scoperto che quasi nessuno, specie in Baviera usa questo saluto al mattino, perché, come in tutto, anche in questo, i tedeschi son precisi e usano Guten Morgen al mattino e Guten Abend la sera.Poi ci sono i saluti locali.Qui in Baviera, il più gettonato è Grüß dich, ossia ti saluto che vale però per quando ci si incontra oppure Servus, che poi deriva dall'analoga parola latina che però significa schiavo. Curioso, perché anche la parola ciao ha la stessa origine, ossia deriva dal veneto sciavo che a sua volta deriva dal latino sclavus. E' un pò come se per salutarci, qualcuno si prostrasse ai nostri piedi dichiarando un incondizionato: Servo tuo! Forte. Oggi del tutto svuotato di tal significato, ce lo portiamo dietro come un sacco vuoto.
Anche per il verbo salutarsi, i tedeschi hanno due verbi, uno che indica il salutarsi di quando ci si incontra, (be)grüßen e una per quando ci si saluta, appunto, sich verabschieden.Che poi anche in italiano sarebbe così, salutarsi e accomiatarsi,congedarsi,licenziarsi; è solo che non le usiamo quasi più queste parole.Per timore, forse per riverenza, ci comportiamo in modo strano rispetto al nostro bagaglio linguistico prediligendo solo le parole più semplici, immediate, di facile e veloce comprensione, di effetto forse, e lasciamo nell'armadio e quindi nell'anticamera del dimenticatoio, le parole che specificano, che raffinano, che definiscono come scalpelli di precisione, la propria scultura linguistica.
Non sono una conservatrice, reazionaria e purista. Sono invece, perfettamente cosciente dell'indispensabile evoluzione dell' "organismo lingua", è solo che non sempre cambiamento e progresso significano effettiva evoluzione. Mi piacciono le contaminazioni, i calchi e anche i neologismi ma non butterei un vecchio maglione di cashmere per uno alla moda in poliestere.

La lingua è lo specchio dei tempi e considerato come parlano in tv c'è poco da star tranquilli.
(E infatti la qualità dei vestiti in vendita nelle maggiori catene è pessima!)

03 novembre 2010

C'E' CHI C'HA LUI e LA LEGA E CHI INVECE....

Stendo in incipit un velo pietosissimo sull'ultimo discorso pronunciato dal Presidente (parola che in queste vesti non meriterebbe la maiuscola), in difesa delle sue voglie sessuali. Non c'è bisogno di aggungere niente. E' ormai chiaro come il sole che danno immenso sia per il nostro Paese e quale sarà il giudizio degli storici nei futuri manuali. Manca solo da capire, quanto ancora brancoleremo nell'oscurità, distratti dal Niente, col cervello obeso di grasso mediatico e defecatori di masse infertili.

E mentre le Lega si defibrilla per ogni centesimo versato al sud, per monnezza e terremoti, qui vi racconto la storia normale di un'immigrata. Il suo nome fa assonanza coi raggi di sole e i petali di rose; ha gli occhi d'ambra e i tacchi alti. E' una rifugiata politica, scappata dal suo Paese, ostaggio della teocrazia, l'Iran. Questo occidente, l'occidente che conobbe la repressione e ne pagò il fio, le ha dato una casa, la possibilità di imparare la lingua e anche un sussidio per il suo sostentamento. Lei ora frequenta l'Università e lavora part-time in una scuola. Dice che non può tornare a casa; che la famiglia le manca, però...qui vuol restare. E quando parla, gli occhi strabordano di entusiasmo e propositività, come chi, dopo una lunga malattia, guarisce e finalmente esce di casa.

Conoscendola, ho pensato a quanto diversa sia la vita, guardata da una prospettiva in tutto diversa dalla tua. Anche un bicchiere di vino ha un altro sapore. Mi son sentita bene per lei e sono sicura che lei saprà nel futuro, come ripagare e onorare il suo nuovo paese.

Non credo che la famiglia di Andrea Sutik o di Maricica Hahaianu, le due donne rumene, uccise in questi giorni in Italia per mano di due italiani, potranno mai capire perché questa storia non è stata anche la loro.