« Preferisco un fallimento alle mie condizioni che un successo alle condizioni altrui »

(da "Tom Waits, Blues" di C. Chianura)

09 dicembre 2009

QUEL CHE RESTA DEL 'POST'

Prima di addormentarmi. E' proprio prima di abbandonarmi tra le braccia di Morfeo che la mia mente acquietata, rilascia schegge di idee. Strabilianti, così mi suonano, idee eccezionali, pensieri alternativi, immagini toccanti. Poi il sonno e i sogni, tanti e strani ultimamente. Il risveglio e Puff! Sparito, niente più di quell'ultimo pensiero, è rimasto. Un'altra volta perso per sempre. Sono sicura che capiti a tanti. Anche a voi. E forse anche voi, come me, vi siete chiesti: ma dove vanno a finire? Dice che si ricordi solo ciò che ci sembra davvero interessante. Perché allora non riusciamo a trattenere queste perle di propria bellezza?


L'ALTERNATIVA PRATICA

Addormentandoci quei pensieri lasciano spazio ad altre attività cerebrali diverse e parallele che cancellano le precedenti perché in sostanza non degne di particolare interesse se non per chi, pensandole, ha goduto del suo attimo di autocompiacimento. Se le annotassimo sul foglio lasciato diligentemente appoggiato sul comodino, per l'occorenza, ci sveglieremmo leggendo qualcosa di impressionatamente deludente. Di fatto la memoria trattiene sulla base di una rigorosa selezione da cui sono evedentente tagliate fuori le elucubrazioni pre-fase-r.e.m, volgarmente definibili come 'alcune delle tante cazzate che ci passano per la testa'!

L'ALTERNATIVA POETICA

Esiste una fossa là in fondo all'oceano dove sono raccolti e custoditi tutti i fiori mai sbocciati. E' un luogo calmo dove solo la luminescenza di certi pesci disegna strisce di luce. Lampi in lontananza. E poi di nuovo buio. Bolle d'aria che accarezzano le pagine dimenticate dei nostri brillanti propositi, delle nostre incredibili idee, degli emozionanti versi che sono nati così...per un istante e poi giù in fondo al mare. Invenzioni non inventate, poesie non scritte, drammi non recitati, quadri mai dipinti, musiche mai ascoltate. Geniali ma inesistenti. Sono là, in potenza di essere. In attesa. Un giorno l'Ermes con le pinne ai piedi, li ripescherà e senza fiato tornerà su e schizzando fuori dall'acqua, li urlerà al mondo. Tutti insieme, quei pensieri di Umana Bellezza, saranno la voce di dio.

04 dicembre 2009

UNA RICETTA PER L'ANIMA

« Lascio Sisifo ai piedi della montagna! Si ritrova sempre il proprio fardello. Ma Sisifo insegna la fedeltà superiore che nega gli dèi e solleva i macigni. Anch'egli giudica che tutto sia bene. Questo universo, ormai senza padrone, non gli appare sterile né futile.Ogni granello di quella pietra, ogni bagliore minerale di quella montagna, ammantata di notte, formano, da soli, un mondo. Anche la lotta verso la cima basta a riempire il cuore di un uomo. Bisogna immaginare Sisifo felice. » Camus (Il mito di Sisifo)

E il succo è tutto tutto lì, adorato Albert: nel vedere in quella enorme pietra ammantata di notte, il mondo, il tutto. Schiacciati dal suo peso e accecati dalla sua mole, ci perdiamo nella fatica e nel lamento. Ispirati dalla fede, solleviamo sì il fardello ma nel tragitto ci tormenta il pensiero della futilità di questo sforzo. Dissipiamo tutta l'energia nella lotta e non ce ne rimane abbastanza per sorridere. Ma Sisifo è felice. Sisifo è l'esempio. Ed è questo che ci serve: un esempio. Quando il mondo non offre più esempi, si presentano tempi bui. Un dono però quello stesso mondo, ci ha fatto: la potenza del Mito e dell'Arte. Irradiati così dalla bellezza, muoviamo passi più decisi e l'incedere affranto si rigonfia di degna volontà.

Questa è la mia ricetta per l'anima. Da sempre trovo un immenso sollievo nella lettura e nelle riflessioni che da là scaturiscono. Vale anche per la musica. Vale per tutta la Bellezza che mi circonda e mi sorprendo sempre del suo potere taumaturgico. Ieri ero stanca e acciaccata da virus stagionali eppure un paio d'ore di musica mi hanno fatto rinascere. C'è qualcosa di speciale che vi sentite di consigliare? Quali sono i vostri Esempi? A chi vi ispirate quando siete giù o quando cercate vie nuove o quando ancora dovete fare una scelta? Qual è la vostra ricetta per l'anima?

Ho anche un'altra ricettina, che sebbene sia molto meno universale, mi fa piacere condividerla. Io adoro sedermi davanti a una fonte di calore e sentire il mio corpo che scaldandosi si copre di brividi. Onde di benessere che annullano le tensioni e portano via, come una marea, i pensieri dalla mia testa.

23 novembre 2009

INCONTRO A TERMINE (e la versione escatologica di Cenerentola)

Grazie a Nonsisamai sono tornata a pensare al post precedente sull'Effetto Domino che può o meno dominare una vita. Alle volte non è così semplice indivuare un momento di snodo, una slidingdoor per fare un esempio cinematografico, un momento in cui fare, vedere, incontrare o non fare, non vedere, non incontrare una cosa o una persona, fa la sua bella differenza. E mi è venuto in mente anche un altro film: Once. Un bel film, specie la colonna sonora, che ha preso un Oscar tra l'altro. Ho apprezzato soprattutto la decisione di raccontare una cosa molto semplice, come un incontro tra due persone che però cambia tutto e non perché (come succede nel 99% dei film sull'argomento) si innamorano, ma perché si aiutano. Cadono uno nella vita dell'altro per 'risolversi'. Si incastrano come pezzi di puzzle, perfetti ma solo per un pò, per uno scopo. Sono insieme ma con una scadenza, si sono trovati, cercati anche forse aspettati, per un qualcosa e questo qualcosa viene realizzato proprio grazie all'altro. E' un viaggio finalmente possibile perché hai finalmente trovato il tuo accompagnatore o meglio, il tuo 'innescatore'. E' un concetto che mi affascina molto questo, perché quando nella vita mi sono sentita impotente di fronte all'attuazione di un'idea, di un progetto, di un sogno ho immaginato e desiderato proprio questo catalizzatore, questo 'innescatore' che mi aiutasse, come la spinta delle mani forti di tuo padre quando da piccolo imparavi a pedalare.
Non sempre arriva questo qualcosa. Quasi mai. E molti sono i sogni chiusì là dove sapete tutti. Ma alle volte arriva e se arriva ragazzi, bisogna solo stare attenti a una cosa: che c'è ma che non ci sarà. Che come la carrozza e le scarpette, è ciò che ti porterà al castello ma che rimanere nel castello dipenderà poi solo da te.
Ah!E poi ovviamente, bisogna anche stare attenti a non innamorarsi del cocchiere, che è perfetto come Caronte ma pessimo come amante. Almeno dopo la mezzanotte!



Un incontro, un respirare insieme, un portare l'altro dall'altra parte dove tu sai vuole andare.

Anche il tango è un incontro ed è per questo che l'amo.

14 novembre 2009

LA PRIMA TESSERA DEL DOMINO

Io penso che gli incontri che una persona fa nel corso della sua vita siano fondamentali. Ma così fondamentali da segnarne la vita stessa, da modificarne le scelte e quindi le direzioni. Ho scoperto l'acqua calda, ok. E' che in questo periodo ci credo in modo più intenso, va bene?

E' così bello incontrare, perché rimette in circolo tutte le tue energie e non c'è 'paurizia' che tenga.
E' questo l'antidoto vero e non ci sono tecniche che tengano in confronto: il desiderio che nasce da un incontro. Il motore di tutto.

E non si incontrano solo persone ma anche cose, intese come oggetti ma anche discipline, attività, colori, sensi... Io ne ho incontrate tante cose che mi hanno cambiato (soprattutto libri e persone) ma una in particolare mi pare sia stata la prima tessera del domino, quella da cui sono scaturite un sacco di altre cose fondamentali anche a distanza di anni e anni. La mia prima tessera importante è stata:

- la locandina del corso di teatro in 4°liceo

Cosa ha comportato? 14 anni da teatrante, una laurea in storia e critica del teatro, i miei migliori amici (tutti ma proprio tutti), una fuga in America, l'incontro col tango e quello con la mia metà!

Una tessera decisiva. Direi.

E la vostra qual è?

ps-la foto, presa dal settimanale Panorama, mostra l'emozionante Domino che ha dato spettacolo nel corso delle celebrazioni per il ventennale della cadita del muro, lo scorso 9 novembre a Berlino.

05 novembre 2009

e se fossi nata patella?



Insomma un bel pò di confusione, cambio di sesso, orge, morte da spiaccicamento :)) eppure tutto normale nella vita di una patella. Alle volte la mia vita mi sembra così monotona, eppure agli 'occhi' di una patella deve sembrare estremamente stramba...

E come sempre le riflessioni migliori nascono dal confronto col diverso!

Questo corto di Isabella Rossellini fa parte di una serie (GREEN PORNO) veramente simpatica sulle abitudine sessuali degli animali. E'stata trasmessa da Sundance Channel ed è stata presentata anche al Festival di Berlino dello scorso anno.

Io li ho guardati tutti e ce ne sono tanti divertenti...aanche della terza e ultima serie. In particolare mi è piaciuto il gamberetto, il ragno e la libellula...buona visone!

03 novembre 2009

VORREI MA NON POSSO....MA DAVVERO?O E' SOLTANTO 'PAURIZIA'?

Leggendo quanto scritto dai miei bloggamicis Nonsisamai e Miko, mi sono trovata a fare qualche riflessione sull'argomento da loro proposto: "Che cosa avreste sempre voluto fare e non avete ancora fatto?". I motivi per cui non si fanno delle cose possono essere davvero tanti ma spicca, e questo a detta della media, la pigrizia intesa come l'attitudine diffusa a vivere anche un pò di inerzia impegnandosi solo per quello che ci sembra più impellente, come se quello che ci piace e ci fa stare bene non lo fosse altrettanto. Insomma come direbbe nonsisamai, per il solito autoboicottaggio perpetrato all'infinito.
La verità per quello che mi riguarda sta soprattutto in un dato di fatto: ho paura di fare una nuova cosa, paura di trovare difficoltà, di scontrarmi con i miei limiti, di mettermi in situazioni difficili o quantomeno imbarazzanti. E' faticoso iniziare delle nuove esperienze e anche rischioso, affettivamente e alle volte anche fisicamente. Per questo credo che spesso prevalga l'istinto di autoconservazione che ci lascia però in una sorta di standby emofisico e soprattutto fuori dal gioco. Un pò come quando sei in prigione...quella della tabellone del Monopoli :) Tu sei in partita ma non puoi giocare, salti il giro e con quello anche gli imprevisti, belli e brutti. E' lo stato Neutro. Che va bene, intendiamoci. Per me è un angolo di respiro sicuro da difendere ma solo se c'è un prima e un dopo di gioco vero, uno sporcarsi di mani, un'apnea di tra corse e ritardi dopo i quali sei semplicemente stanco e va bene così.
Io la mia 'paurizia', il miscuglio perfido di paura e pigrizia, la combatto tutti i giorni. E la mia vita, con tutte le svolte che ha preso, credo che rispecchi questo mio intento. Di fatto lo faccio oggi, con fatica ma anche grande consapevolezza, perché qualcuno me lo ha insegnato, nella pratica, che nel caso specifico è anche un riflesso della vita stessa e cioè il Teatro, forse la cosa più importante che ho incontrato uscendo di casa.

PS- Berlin ist wunderbar!Presto metterò almeno qualche foto perché parlarne, nel modo in cui io, potrei parlarne, mi sembra davvero riduttivo..

27 ottobre 2009

1990-2009 torno a Berlino

Finalmente torno a Berlino!E nel mezzo è passata la Storia..Sarà molto emozionante vedere la città come unica e non più divisa. Come sarà la ex-Berlino Est?Riuscirò a distunguerla come allora il mare dalla terra o avrà ad ogni angolo un MacDonald , vie pedonali illuninate da Prada e Gucci, Mercedes e BMW che sfrecciano nei viali e barboni che sprofondano la testa in ogni cestino...No, sarà invece bellissima, luccicante della sua nuova giovane vita, lo spero perché qui, in special modo, ho di certo imparato l'atrocità di quel muro e mi va di pensare che sia caduto portando via tutto il marcio con sé.

13 ottobre 2009

Il compleanno. Il tuo compleanno! Il mio compleanno...Non so. Nel senso, non so più cosa davvero voglia dire per me. Di sicuro non è più l'emozione di quando ero piccola, quell'emozione che mi faceva dormire poco la notte prima e di botto la sera stessa. Quella giornata in cui l'unico tempo che riesci ad afferrare è quello del desiderio prima di spegnere le candeline, perché tutto il resto della giornata lo assorbi tu, con foga, come una spugna secca che non aspettava altro che nutrirsi di quell'unica goccia di puro entusiasmo da festa. Rara, la mia goccia, una volta l'anno, ma tanto pura da rispecchiare ancora adesso il luccichio degli occhi dei tuoi amici e da riecheggiare gli acuti delle loro e delle tue strilla da manuale, quelle che per intenderci erano sempre motivo per la mamma, di scuse, il giorno dopo con quella e quell'altra vicina poco tollerante. E la casa, e alle volte il garage se faceva bel tempo, che cambiavano completamente aspetto, con i mobili spostati e tutto tirato a festa, la porta sempre aperta e il campanello incantato. La tavola con la tovaglia bella ricoperta di panini, quelli all'olio, tondi col prosciutto cotto e ovali col crudo e sopra il marchio immancabile della bandierina ('L'italia è mia!''E chi la vuole, è più ganza la Spagna!'), le schiacciatine con la mortadella e le tartine di pancarré, poche, con la maionese e il tonno, i salatini, i biscotti, tipo ringo o togo, la Fanta e il Chinotto nelle bottiglie di vetro e la protagonista, la torta di compleanno, fatta da mamma su richiesta, senza troppi fronzoli e decorazioni ma buona, di un buono che rischi di dimenticarti per quanto è difficile da ritrovare nei sapori di oggi. Come del resto, non riesco più a scovare dentro di me la gioia vera per i regali, non per i regali in sé ma per la sorpresa, per la carta che si strappa e tutti gli altri bambini che ti guardono sorridenti ed invidiosi. Forse è solo uno degli effetti collaterali dell'essere adulti. Eppure....

E le candeline? Rosa, come piccole colonne tornite a formare girigogoli da San Pietro e che nel tempo di accederle tutte trasformavano la torta nei Fori Imperiali, una rovina di cera e crema che si appallottolava sulle punte del coltello della mamma pronto a spazzare via le impurità e restituire alla torta la sua bellezza nel momento più importante. Buio, sussurri, schiaffetti sulle mani dei bimbi più golosi e il desiderio. Per me il momentopiù importante. C'ho sempre creduto così tanto alla storia dei desideri, che mi impegnavo davvero molto nella formulazione e nell'intensità. Il momento tutto e solo tuo, proprio prima del boato stonato ed esaltante del 'Tanti Auguri' che ti riporta alla realtà. Perché quel momento, quello del desiderio è un pò quello prima di nascere. La tua piccola preghiera nel buio che ti porta tra le braccia della tua gente. E ogni anno si ripete. Se lo vuoi e se ci credi.

E io che ci credo, cerco di mantenerla almeno questa piccola cosa di quella grande festa, una cendelina, una, piccola, non tornita, senza neanche la torta, ma che accesa per quei dieci secondi apre un buco nel tempo e come un ago rinchicca uno a uno, tutti i dieci secondi degli ultimi 34 anni. Ecco questo è oggi il mio compleanno.

23 settembre 2009

POCO FA AL CITOFONO

  • Buongiorno Sig.ra Rossi.
  • Buongiorno..(e chista che parla italianu, chi è?)
  • Come si sente?
  • Bene grazie, solo un pò di raffreddore di stagione (ecchecacchio ti devo rispondere??)
  • Sono cose che succedono, ma non è niente di grave.
  • Certo, certo (minchia..che mi vuole portare sfiga??)
  • Sono venuta a parlarle della Bibbia..
  • Ma..(e lo sapevo io!)
  • Volevo lasciarle del materiale su cui riflettere, perché Gesù...
  • Signora, guardi, mi..
  • Perché la fede è importante e noi qui in Germania..
  • Guardi, davvero..
  • Perché non viene a trovarci...
  • Signora, non so come riperterlo, non mi interessa!
  • Ma se almeno..

Non so se la signora si trova sempre giù a parlare col mio citofono ma io oggi mi sento di avere una sicurezza in più: ovunque tu sia loro ti troveranno.

Ecchecazzo però!

10 settembre 2009

IL MAL DEL RIENTRO


Non sono rientrata dalla vacanze che da una decina di giorni e già mi sembra un secolo. E qui si potrebbe iniziare coi luoghi comuni tipo 'il tempo vola quando ci si diverte' etc, ma io mi dò una spiegazione più meditata e cioè che il tempo vola quando la nostra vita è fittamente intessuta con quella degli altri. Il tempo passa proporzionalmente più veloce alla quantità di relazioni che si hanno. E' la solitudine che fa mettere la retromarcia alle lancette. E qui purtroppo io un pò sola mi sento. Ho il mio amore accanto, ma passo tutto il giorno senza di lui. E non è questione di lavoro, attività o di persone che si conoscono e con le quali dividiamo quella o quell'altra cosa da fare; il punto è che senza la famiglia e senza lo strato storico degli amici si è un pò col culo per terra, tanto per essere chiari. I vantaggi sono enormi, perché, essere sganciati dal cuscino degli affetti, significa anche essere più liberi, mentalmente e profondamente; senza cuscino-zavorra, la testa si apre a possibilità che si scartavano a priori, perché vittime di pensieri a circuito viziato. Ma la libertà spaventa e non è facile gestirla. Non si è abituati, o almeno io non lo ero, e ho faticato per capire cosa fosse e cosa comportasse per me. E ancora non la vivo a pieno, perché la nostra mente è capace di grandi limiti autoimposti. D'altra parte il cuscino è comodità, sicurezza e il tempo con lui scorre inghiottito da voraci rassicuranti abitudini di parole, di atteggiamenti, di gesti. Non credo che nella vita sia da preferire il cuscino-zavorra ma è certo che dopo esserci stati per un pò seduti sopra si sente, senza, tutto il duro del pavimento. Ma soprattutto il silenzio tipico delle case vuote, senza niente dentro. E tu seduta al centro della stanza più grande, per terra, senti le ossa appoggiarsi e cercare una forma di comodità. Poi ti sdrai, guardi in alto e allarghi braccia e gambe, a mo' d'uomo vinciano. Espansa, così, in tutte le direzioni, ti sgranchisci e senti che ci sei. Tu, per prima. Tu, da sola ma mai sola.

07 agosto 2009

I LOVE THIS SONG AND I LOVE ALICE

L'altro giorno, dal niente, così apparentemente dal niente, sbuca un messaggetto via chat. Un'amica che da troppo tempo non vedo se ne esce con questa canzone..e all'improvviso la mia giornata si è colorata. E' una canzone che adoro, specie perché legata a un film che ho visto decine di volte e mi fa star bene...E così, una giornata nera, piena di preoccupazioni che poco si addicono all'estate, si è tinta di un giallo brillante, striato di rosso e di bianco ed è stato semplicimente bellissimo. Anche perché la sensazione di benessere è perdurata per tutto il giorno. Lei non ne sapeva niente eppure è intervenuta così, contagiandomi da migliaia di chilometri di distanza col suo buonumore. Possono passare anni senza vedersi eppure quando un legame esiste sul serio, c'è qualcosa di speciale che continua a sorprenderti e ti fa sentire tutta insieme la storia che ti lega a quella persona. E' stata come un'iniezione di calore, affetto, energia...come uno squarcio, una finestra che si apre in una stanza chiusa e porta una refrigerante ventata di aria buona. Un esempio perfetto sul come sia importante comunicare agli altri la nostra gioia di vivere, non quella retorica, perbenista, finta e forzata. Parlo di quella vera, di quella rara, di quella che mentre la provi già senti che ti sfugge ma che grazie a lei senti di esserci. Condivideteli, i momenti di felicità, anche a distanza, perché l'ondata arriva! E invece siamo molto più portati a raccontare quello che ci fa stare male, incazzare, indignare perché lo dobbiamo scaricare, vogliiamo essere confortati, cerchiamo approvazione e condivisione. Va bene. Umano. Ma cerchiamo di non dimenticare che la felicità, anche quando dura pochissimo, è contagiosa e passandola se ne prolungano gli effetti anche su di noi, garantito!

Che amica, la mia amica! Vero!! Nessuno come lei sa tirare fuori tutto il mio frizzantino :)





E CON QUESTO AUGURO A TUTTI DELLE VACANZE COSI' BELLE DA PENSARE CHE SIANO PROPRIO LE PIU' BELLE DA QUANDO SIETE IN QUESTO MONDO!

28 luglio 2009

Carmina Burana XXL


La scorsa settimana sono andata a teatro a vedere il concerto 'Carmina Burana'. Lo spettacolo doveva tenersi al teatro all'aperto ma, visto il tempo da lupi, lo hanno spostato al palazzetto dello sport. E qui sicuramente il concerto per quanto bello non ha reso molto. Troppo rimbombo, luci approssimative, scenografia inesistente...Peccato, perché il coro contava un centotrenta persone più una cinquantina di bambini, soprano, tenore e basso e ovviamente l'orchestra con due pianisti. Comunque i Carmina Burana fanno sempre la loro scena e il lavoro che c'era dietro si sentiva. Solo che io purtroppo non me o sono goduto tanto.

Fatalità ha voluto che vicino a me si sedessero una decina di persone, tutto in gruppo ammassate. Le ho viste appropinquarsi; si scomponevano, si riunivano e si rigiravano per gli stretti cunicoli delle file della gradinata del palazzattetto come formiche disorientate, finché hanno trovato la corrispedenza del numerello del biglietto con quello della poltroncina (INA). E si sono seduti. Così come sono arrivati, a caso. E caso ha voluto che vicino a me capitasse questa signora. Enorme. Una gigantessa vichinga dall'apparenza burbera che poi svanisce in un sorriso gentile e premeditatamente mortificato. Io sono una donna alta 163 cm 54Kg. Abbastanza normale. A fianco di questa signora mi sentivo come sotto l'Empire State Building. Sentivo, all'inizio, anche un senso di protezione. Un fiorellino che cresce tranquillo all'ombra di una quercia. Purtroppo, col passare dei minuti tutto è precipitato. La signora aveva caldo e ha cominciato a sventolarsi col ventaglio. Ogni sventolata si riversava addosso a me congelando le piccole gocce di sudore. Poi sono cominciate le scosse di assestamento che non sono mai finite. Spazio troppopiccolo in cui confinare tutta quella massa. E la borsa. Allora provavo a spostarmi e qui la cosa più sorprendente. Più spazio le lasciavo, più spazio lei prendeva. Come un blob, si allargava dalla sua alla mia potroncina e non solo. Nelle due ore di concerto si è espansa, davvero, a velocità costante e proporzionale ai miei tentativi di ritirata chiaramente ostacolati dalla presenza dall'altro lato di mio marito che cercava di 'acciugarsi' e farmi spazio ma era a sua volta costretto nel suo posticino (INO) dal suo vicino. La signora percepiva per diretta vibrazione ogni mio minimo spostamento e disagio e si girava verso di me con gli occhi affranti che già di per sé bastavano a scusarsi ma aggiungeva sempre:"Entschuldigung". Che sofferenza. Per me ma soprattutto per lei. Vi immaginate che senso di straboccamento, di efflusso, di dispersione...Una fatica che l'ha portata anche ad addormentarsi, evidentemente; così, con la testa appoggiata su tutto il resto prepotentemente adagiato e recinto in una poltroncina (INA). Come un masso in equilibrio in cima a una montagna.

I Carmina Burana iniziano così:
« O Fortuna,
velut Luna
statu variabilis,
semper crescis
aut decrescis
»

Che dire? Era già tutto scritto?!

15 luglio 2009

PASSATEMPO ESTIVO


Tra queste foto due sono state scattate in Toscana e due in Baviera...sapreste dire quali?



Sono stata colpita dalla somiglianza del paesaggio..anche se nell'insieme sono riconocibili e ben diverse chiaramente.

In questi giorni ho una terribile nostalgia di cose strane come i grilli e le cicale e le lucciole e i falò. E' come se, senza questi ingredienti, non fosse propriamente estate. Senza contare che piove tutti i giorni e la temperatura oscilla tra 10 e 15°. Però c'è un lato molto positivo: non sudo, non mi sento appicicosa e non ho più battaglie notturne con le zanzare!

07 luglio 2009

NIENTE PER SCONTATO

E' stata una settimana intensa, quella passata, un pò di cose non sono andate come me le immaginavo e ho dovuto fare spesso appello a quello che negli anni ho imparato, per digerirle in fretta. In particolare ho subito la decisione di un gruppo di persone che non avevano idea di come io avrei reagito a quella decisione. Mi sono sentita ferita e ho anche pensato, inutilmente, visto che sarebbe bastatosolo un pò di buon senso per evitarmi questa sofferenza.
Da questo però, come da ogni bega, è scaturito qualcosa di buono, cioè un consolidamento delle mie convinzioni circa certi precetti comportamentali. Nella fattispecie, mi sento di confermare l'importanza di una cosa che ho nella mia saccoccia e che risulta fondamentale nelle relazioni interpersonali, ossia 'il non dare niente per scontato. Nella vita mi sono sentita spesso dire:"Ma che esagerata!". Beh, oggi io so che non è questo il punto. Io posso fare la mia parte di lavoro cercando di smorzare le mie punte di esagerazione ma tu non puoi dire che quello che io sento, o esterno è troppo. Troppo rispetto a cosa? A te? E tu saresti il punto di riferimento universale? No, scusate ma non ci sto. Come potrei vivere in qua e là nel mondo se la pensassi così? Come potrei intessere delle nuove amicizie partendo da questo egocentrismo provincialiotto. Di fatto siamo diversi e questo comporta reazioni diverse alla stessa cosa. Se dai un calcio a una palla di gomma o a una di sapone l'effetto cambia. Ne consegue che non si possono prendere decisioni, o compiere azioni che coinvolgono l'altro pensando che lui la prenderà come la prenderei io. E poi, se vedi che reagisco male, rispettami e non giudicarmi subito col dito puntato. Specialmente se mi conosci così poco e magari veniamo anche da paesi diversi. Chiaro? Attenzione.

Da questo anatema, rimangono ovviamente fuori le sorprese fatte da chi ti conosce e ti vuol bene. Insomma, da chi sa, non ci aspettano errori eclatanti e se anche succedessero, non si rischiano condanne. Chi non ha comprato o detto la cosa sbagliata almeno una volta. Ma se ne parla, se ne discute anche e poi se ne fa tesoro. Quando invece la bella uscita arriva da chi ti conosce poco, risulta tutto più complicato. Farsi capire, in primis, ma anche venirne fuori in modo onorevole per la tua sensibilità e con la sicurezza che non ricapiterà.
Io, con le persone responsabili dello sgarbo, ho 'mantricamente' mantenuto un contegno, perlopiù verbale, nel senso che la mia faccia lasciava pochi dubbi sul mio stato emotivo, e ho comunicato chiaramente che la tale azione, mi aveva provocato un considerevole fastidio, difficile da nascondere, e che auspicavo futura reticenza nella reiterazione di suddetta azione.

Che fatica mandare a fanculo elegantemente...

E ora mi coccolo con i Bluvertigo...

29 giugno 2009

META-SISIFO

Stavo per mettermi a scrivere per descrivere accuratamente questa scena, tratta dal film documentario Microcosmos di Marie Perennou (da vedere se per caso dal '96 a oggi ancora non lo avete fatto), quando mi sono ricordata che vivo nell'era di 'You-tube' e quindi mi risparmio il callo della mano e vi ragalo questa lezione straordinaria di vita.
Elisengandhi

19 giugno 2009

IDIOCRACY - UN POST IMPOPOLARE


Un pò di tempo fa, svariati mesi, ascoltavo un programma molto bello alla radio, “Castelli in aria”, e mi sono sorpresa di ascoltare una ‘quasi-teorizzazione’di un mio ricorrente pensiero sul genere umano e su come questo abbia molto a che vedere con il modo in cui si fa politica. Sempre qualche tempo fa, un due-tre mesi, ho finalmente visto un film veramente divertente di Ethan Cohen “Idiocracy” e sono tornata a pensare che allora questo mio inverecondo pensiero non era poi un castello in aria appunto e messo lì a tacere trova oggi, attraverso questo post, una sua forma.


Mi sento di partire da un’osservazione che come tale parte da un punto di vista viziato, cioè il mio ma di meglio al momento non posso offrire: la maggioranza delle persone è idiota. E ancora: gli incompetenti abbondano. E poi: i personaggi di dubbio valore primeggiano nella vita e in TV. Come per magia, noi, umani, abbiamo smessi di affidarci ai più saggi (anziani, intellettuli, sciamani etc) e abbiamo cominciato (nel 900?) a credere più sensato dare fiducia a cretini e disonesti. Come se, masochisticamente ritenessimo costoro capaci di una qualsivoglia sensata o onesta azione. Impossibile. Come chiedere a un gatto di abbaiare.
La semplicità per me ha un valore immenso ma va distinta dalla stupidità o in-sapidità. Perché certi individui abusano di questa qualità arrogandosene la proprietà? Riempite gli schermi con la vostra vaghezza e avete tutto il successo che non meritate. Lasciateci almeno le parole che non capite! Il cretino come un idolo e un simbolo. Ma di cosa? Un simbolo e un idolo sono lo specchio di chi lo elegge. Come posso pensare bene di chi si fregia di simili scelte (televisive e politiche)?
Personaggi che non sanno fare niente, se va bene, o assassini se va male, impestano riviste, programmi con la loro mediocrità e sono costantemente premiati da ascolti e guadagni oscenamente facili. Così si intervistano paparazzi indagati, infanticidi, manager cocaionomani, miliardarie inguaiate con il codice della strada, indagati per mafia etc. Più sei reprensibile o banale o cretino, più la TV ti può rendere celebre.
Ci sono programmi televisivi che si fondano sulla stupidità dei protagonisti e degli ospiti. Si evita che persone veramente intelligenti siano presenti, difficili da pilotare da parte degli autori. E’ un difetto pensare in maniera originale e fuori dagli schemi.
Chi è più colto non trova lavoro. Chi ragiona è spesso tagliato fuori, è scomodo. Chi capisce le situazioni, capisce anche chi è meno intelligente perché ne coglie i meccanismi mentali e li prevede. Può quindi anche manovrarlo e quindi prevalere. E questo è pericoloso. Se io so, mi difendo e sono capace di affrontare e magari risolvere i problemi. E questo fa paura. La TV offre invece un modello alla portata di tutti,un minimo comune multiplo che azzera il QI e fa sentire tutti meglio.
Se si complica il discorso lo spettatore cambia canale. Quindi per andare in TV e quindi ESISTERE, (non vale più ahimè il cartesiano ‘cogito’) non si deve manifestare in alcun modo né una complessità di pensiero né una vera originalità perché ci si aliena da una buona parte di chi la televisione la guarda e con la quale interagisce. Lo scopo è arrivare e piacere a tutti. Belli e brutti. Bisogna dire cose alla buona, che tutti possono capire e in cui tutti si possono riconoscere. Che importa se in questo modo si nasce e si muore caproni? L’importante è che la gente a casa abbia la sensazione di non esserti inferiore anzi, magari, avere un qualche consiglio da darti!

Essendo poi la TV IL canale della politica, è facile fare uno più uno e dedurre i danni che questa impostazione catodica produce sulla gestione della Res-publica.
Una ricaduta dirompente che fa vedere la classe politica come la peggiore che si possa immaginare. Colma di indagati, condannati, ignoranti, incompetenti e biechi. Ma quello che conforta la maggioranza che li voto è probabilmente proprio ciò che io trovo riprovevole perché è questa mancanza di qualità che fa sentire la massa meno stupida. Loro sono peggiori di noi. Non sono i migliori come dovrebbero essere. Non conta quanto preparato o intelligente sei, conta quanto sei POPOLARE. E popolare lo diventi non sulla base della fama, come avveniva un tempo ma sulla base della TV. E se vuoi essere un personaggio televisivo vincente devi essere mediocre e incarnare così il minimo comune denominatore. E ciò è dimostrano dall’incongruenza delle azioni politiche, dalla mancanza di serietà e di rappresentanza, dal qualunquismo dei messaggi che lanciano nei salotti più svariati tipo: bisogna tirare su l’economia, mandare avanti l’Italia post-crisi, incentivare lo sviluppo favorendo la politica a tutela delle famiglie contro il terrorismo e l’immigrazione clandestina! Sì, potrebbe anche forse essere; ma COMEEEEE???
Ma alla maggioranza, cretina, questo non interessa. Ciò che conta è la popolarità e l'impressione di controllo che ne consegue.

A questo punto io mi chiedo, ma siamo proprio sicuri che la democrazia sia la forma più intelligente di governo che possiamo permetterci?

11 giugno 2009

UN VIAGGIO DI PAROLE I

Sono appena tornata dall'Italia. Una settimana a casa. Sì, dico sempre 'casa' quando parlo dell'Italia, della mia Toscana. Ma ieri, scendendo dalla macchina in Germania, ho usato la stassa parola 'che bello essere a casa'. Il concetto di 'casa' è per me evidentemente confuso ma non importa. Ho goduto, nel corso, di questi pochi giorni di molti privilegi che mi hanno fatto sentire bene. And I mean that. Partendo dalla fine: visita alla torre di controllo dell'aereoporto di Firenze e volo in cabina con i piloti! Vedere cosa ci sta dietro le quinte è da sempre il mio must, che sia in teatro, al cinema e nell'arte in genere, con le persone, con le macchine etc. Capire come funziona. E' didattico, è indispensabile per imparare. Cosa c'è di più interessante che capire il percorso che ha portato a un risutato. Il risulato in sé, quasi non ha più importanza nel confronto. E' capendo il percorso che si apprezza di più; come davanti a un quadro di Picasso. E così, dopo che hai viaggiato un pò, ti fai lo stesso tipo di domande sul viaggio stesso, sugli aereoporti, sui piloti e tutto il mondo che girando, fa girare il tuo. Grazie a qualche film, si riesce a immaginare. Ma vederlo dal vero è differente. E' una conferma di realtà. E' così che funziona. Ora quando guarderò la porticina in mezzo alle poltrone della prima classe, saprò cosa c'è dietro. Un mondo piccolo piccolo e complicatissimo. Una stanza dei bottoni seconda, nella mia testa, solo alla sala dei comandi della Nasa. Il posto dove vivono, sospesi in volo, per tutto il giorno, due persone, che con gesti resi semplici dalla quotidianità, muovono, girano, cambiano, variano, controllano, verificano, appuntano, rintracciano, osservano i mille pulsanti, manopole, grafici, schermi, rotelle, interruttori che ai miei occhi risaltano come una grande tavola di luci, numeri, colori e ombre, indistinte. Come una lingua che non conosci, un suono unico da cui loro, i due Caronte del cielo, hanno imparato a distinguere ogni frase, ogni parole, ogni lettera. E dall'interfono ascolto questo nuovo alfabeto mentre, gentilissimi, provano a farmi capire cosa stanno facendo e dicendo. Mi fanno anche vedere cosa c'è giù, sulla terra. E qui me la cavo un pò meglio e riconosco il Pò, la pianura Padana, e poi il lago di Garda, Bolzano, il Brennero, Innsbruck e alla fine Monaco con i suoi laghi. Prima di andarmene chiedo loro se e come è cambiata la loro percezione della distanza. Da quando ho cominciato a viaggiare, io ad esempio, sento il mondo più piccolo ma non per questo meno immenso (lo so che non è chiaro ma per spiegarlo ci vuole un altro post). Loro, scientificamente mi rispondono che sono addestrati ad avere sempre chiaro e lucido il concetto ma aggiungono anche che odiano viaggiare in macchina! Ci credo...da Firenze a Monaco abbiamo incontrato quattro-cinque aerei al massimo. Non si può certo parlare di traffico aereo come si parla di quello stradale!!

15 maggio 2009

E' passato un anno da quando ho lasciato gli Stati Uniti e con loro un pezzo di me, della mia vita, straordinario. Sono fortunata perché a oggi posso continuare a parlare di allora. Posso ricordare insieme a molte persone quello che fu e oltrepassare i confini con un click. Sono fortunata perché ho mille foto, video e anche un Blog pronti a prevenire l'offuscamento della memoria. E senza nemmeno usare il telefono, voci e volti si fanno presenti, fuso permettendo. Sono fortunata perché posso dire: "E' passato un anno, 365 giorni, un'estate di Italia, un autunno 'bipolare' e un gelido inverno in Germania, 500 ore di lezioni di tedesco, nuovi incontri, voci e milongas, delusioni e opportunità, eppure tutto è ancora con me".

Sono fortunata perché io il mio Texas ce l'ho avuto, ce l'ho e me lo porto dentro.

Sono fortunata, lo penso, lo scrivo, lo sento.

09 maggio 2009

I PROMESSI SPOSI IN 10 MINUTI

GIRAVA SU FB E PENSO VALGA DIFFONDERLO

05 maggio 2009

VACANZE DI PASQUA: CAP.III - LA CONTA DEI DANNI

La conta dei danni mi è costata già di per sé un bel botto. Per fortuna mi sarà decurtata dal totale. La bella notizia è che ho appena sentito l'assicurazione (dell'autolavaggio) e pare che pagheranno l'intera fattura, una volta che l'avrò presentata, ovvio. Il fatto è che trattandosi di un seimila euro di danni non me la sentivo di avviare i lavori senza garanzia di copertura! E a dire il vero anche ora che me l'hanno detto, non so se mi posso fidare..Mi pare troppo bello e quando questo accade sento sempre odor di bruciato. Intanto mando il fax col preventivo di spesa e vediamo se hanno capito bene, 'che anche se è in tedesco i numeri si capiscono bene.

27 aprile 2009

VACANZE DI PASQUA CAP. II - I fatti

In questi giorni mi è sempre più difficile trovare la concentrazione per scrivere. Da quando sono in Germania, in realtà è diventato più faticoso mantenere vivo il blog e questo mi dispiace perché mi piace questo mio angolino di ragnatela dove tessere i miei ricami narrativi e aspettare le moschine!
D'altronde cerco di non forzarmi mai perché, si sente, lo sento, quando scrivo per scrivere, come quando fumo per fumare o parlo per parlare..Non va bene! Allora aspetto il momento giusto e alle volta passa il tempo che nemmeno me ne accorgo finché non riapro il blog e vedo la data dell'ultimo post e mi cospargo il capo di cenere.

Dopo questo cappello che si è autoscritto, vi racconterò, dunque, i fatti là come si svolsero aldilà delle Alpi. Storia vuole, infatti, che due settimane prima di rientrare in Italia io abbia comprato un'auto, usata ma nuova (UNA MERIVA; foto1 prec. post) trovata tramite internet e valutata tramite amici, parenti e conoscenti competenti. Felicissima dell'acquisto ho percorso i 785 Km che mi separavano da lei pregustandone la guida, immaginandone l'odore e le rifiniture. Arrivata dai miei genitori, ho volato i 4 piani di scale come quando da bambina, era pronta la merenda e mia mamma mi chiamava dal terrazzo. Mi sono persino sorpresa della mia energia. Tira più una macchina di un carro di buoi (variante puritana del famoso detto!). Avevo anche voglia di riabbracciare mia mamma e di spupazzare il mio amore di gatta, of course! Ma sbrigati i bisogni impellenti stava a lei e quindi con la voce ancora eccitata ho chiesto dove fosse. Più volte, perché mia mamma sembrava non sentire la mia domanda e se andava nelle altre stanze sfaccendando con dei cenci in mano. Sono andata sul terrazzo e ho guardato nel cortile. Niente. Rientro e penso a mio padre che mi è venuto incontro al mio arrivo ridendo. Una risata strana. E poi si è trattenuto giù, con la mia metà. Parlano ancora, (passo all'uso del presente perché entro nel vivo dei ricordi), li vedo dalla finestra. Li chiamo e finalmente salgono. Vado loro incontro chiedendo a gran voce: "Ma allora ma dov'è la mia macchinina?". Continuano a non rispondermi. Ecchecazzo?!? La mia metà, col suo tipico sguardo da 'te lo devo dire anche se non vorrei', pronuncia la seguente frase: "L'hanno rubata?!" CHI, COME, COSA, QUANDO, DOVE, PERCHE'????? Risento a rallentatore e storpiata la sua voce che mi urla nell'orecchio 'R-U-B-A-T-A'. EHHHHH??? Va bene, penso, ho fatto un sacco di scherzi l'ultimo pesce, ma non merito un pesce così grosso, no? Basta. Il gioco è bello finché dura poco. Datemi le chiavi che vado a farmi un giro! Macché...E' vero. Era vero. E mi ci sono volute delle ore per realizzarlo. Perché poi, una volta verificato l'accaduto, che ora vado a riassumere, è seguita tutta una fase di dissezionamento del problema e ricerca delle papabili soluzioni che ha prolungato per tutta la vacanza, 11 giorni, una irregolare e stressante attività cerebrale che mi sarei risparmiata ben volentieri.

Il fattaccio è successo la notte prima che io arrivassi. La macchina, perfetta, si trovava all'autolaggio (fig.2) dove cuore di babbo , l'aveva portata per farla essere ancora più perfetta. L'autolavaggio in questione è infatti noto per l'artigianalità e l'approfondita pulizia delle auto. La battuta mi vien facile: le pulisce così bene che non ci rimane niente! Comunque, la macchina doveva dormire lì, proprio perché, il propretario non era riuscito a finirla in tempo e aveva chiesto al mio babbo di lasciarla fino al giorno dopo. Di fatto, proprio quella notte, avversità volle che certi balordi decidessero di compiere una rapina al concessionario che si trova all'estremità opposta dello stesso capannone dell'autolavaggio e che per scappare con una cassaforte da 7 quintali, scegliessero, tra tutte le macchine del concessionario, la mia, parcheggiata a un centinaio di metri di fronte all'autolavaggio (sempre all'interno del recinto del capannone). Non scendo nei particolari ma pare che la mia auto fosse idonea alla circostanza vista l'altezza della bauliera! Hanno così, i balordi e la mia macchinina, percorso insieme una trentina di chilometri per poi appartarsi in una stradina sterrata in campagna e lì darci dentro. Hanno sbarbato la luce di cortesia per avere l'elettricità e mettere in funzione l'aggeggio in questione che li ha aiutati a sventrare la cassaforte. In due, in tre, in quattro, più la cassaforte (fig.3). Colpi a destra e manca, cocci su e giù. Bottino alla mano. Batteria a terra, finestrini giù e ciao! Rubata, usata e abbandonata...là nel mezzo del niente. Con sempre la cassaforte dentro.

Questa è stata la mia fortuna: la cassaforte(fig.4). Croce e delizia. Mi hanno rubato la macchina per trasportarla. Me l'hanno sfascita per aprirla. Ma è anche grazie a lei che l'ho ritrovata!
Sì, dopo 4 giorni una telefonata ha allertato i carabinieri della presenza di un'auto, apparentemente abbandonata, con un'enorme cassaforte all'interno in una zona deserta! Il bottino, prezioso per loro ha aiutato anche me. Anche se poi, proprio perché lei era stata ospite della mia auto, è stato difficile ottenere il dissequestro della macchina che in questi casi, scatta immediatamente. Una via crucis di telefonate e viaggi dai carabinieri, suppliche in pretura (fig.5) e liti con 'l'autolavaggio', racconti all'assicurazione e all'avvocato e finalmente ho ripreso la mia macchina. Era il Venerdi Santo. Una passione che è culminata nella conta dei danni, pesanti all'interno ed evidenti anche sulla carrozzeria. L'ho guidata dall'autorimessa dove stava sotto sequestro, fino a casa. Che gioiellino! Tutte queste disavventure e filava come il sapone sul bordo della vasca.

Da lì, discussioni sull'ammontare dei danni e fegato ingrossato. Fino a un certo punto però. Un punto preciso. Quella sera, il venerdi, sono tornata a casa con la mia macchina tutta rotta e tanta rabbia soprattutto per le mie agognate vacanze evaporate così male, e ribollivo. Mi sono fatta una doccia. Mi sono seduta sul divano con l'acetone per togliermi lo smalto e ho acceso la tele. Una piazza coperta di bare. Lì è finito il mio pidocchioso risentimento per l'accaduto. La domenica successiva, Pasqua, ho preso la macchina e con la mia metà, abbiamo bighellonato tra le curve delle mie venerate colline finché il sole ha cominciato a brillare di arancio e rosa e siamo anadati a cena con tutta la famiglia. E vi pare poco?

20 aprile 2009

LE MIE VACANZE

CAP.I - LE IMMAGINI



Prima di raccontare l'accaduto sarei molto curiosa di vedere come una neutra fantasia possa mettere insieme queste immagini creando un intreccio..sempre che ne abbiate voglia!

03 aprile 2009

Ein Jux?



Vorrei che si ponesse l'attenzione su un fatto di primaria importanza. Spostate lo sguardo verso destra. Fatto? Cosa vedete?

Ma sì! E' proprio vero!!! Oggi c'è il sole e si registra una temperatura di ben 17°C. Dio c'è. Anche in Germania!

E io domani parto per l'Italia dove mi dicono piova da giorni senza smettere... Mi sento, come dire? Beffata, ecco.

Eppur ti sei scordato di me, come hai fatto, non so. Una ragione vera non c'è, qui era bella però.. Un tuffo dove l'aqua è più blu, niente di più!

31 marzo 2009

COME UN FIORE CHE SBOCCIA

Con l'arrivo della primavera mi sento sempre un fiore che sboccia. Bello, no? Come tale, vorrei rimettermi tutto a posto e fare tutto quello che il letargo mi ha impedito. Tipo depurare l'organismo con fiori e tisane, avvolgermi di pellicola dopo un bagno tra le alghe, svegliarmi col saluto al sole ma anche coinvolgere in questo processo di pulizia rigenerativa anche quello e chi mi sta intorno; quindi ridipingere le pareti, spostare tutti i mobili, fare le famigerate pulizie pasquali, tagliere i capelli a lui, lucidare la macchina (appena comprata!) and so on...Ma sopratutto mi viene incredibilmente voglia di fare sport, che nel mio caso è come far venire voglia di rum a un astemio. Ne consegue che mi alzo tutte le mattine con le buone intenzioni ma ritorno tra le lenzuola senza aver fatto niente. Eh sì..Perché, purtroppo, io, quando vedo un tapi roulant penso solo a questo..



Non sono fantastici??

20 marzo 2009

STRANI-ERO

Il luogo ideale per me è quello in cui è più naturale vivere da straniero.

Agim Sulaj: Lo straniero.


Questa frase di Italo Calvino, tratta da 'Eremita a Parigi.Pagine autobiografiche' mi risuona dentro. Ma perché? Cosa vuol dire vivere da straniero?
Credo che ogni persona abbia la sua personale risposta. O più facilmente molte risposte diverse.

Alcune delle mie:
- vivere sotto stimolo continuo di curiosità;
- avere l'ansia di comprare una cosa per un'altra;
- trarre una doppia soddisfazione per ogni cosa che riesci a fare e magari anche bene;
- annullare i pregiudizi verso le persone e le cose;
- lasciarsi contagiare e attraversare da esperienze di vita molto distanti dalla tua;
- consolidare il tuo Credo nelle possibilità che la vita ti riserva;
- esperire la solitudine come condizione emarginante o come sprone alla ricerca dell'altro;
- vivere la nuova realtà come forma di letteratura;

Quali sono le vostre risposte?

12 marzo 2009

LETTERA DALLA BAVIERA

Gennaio,33 Monaco 1925 e 1/2

Mio Caro Amato, con mani piene di lacrime prendo la penna nelle mie mani e ti scrivo. Perchè da tanto tempo non mi hai più scritto, quando ancora l'altro giorno mi hai scritto che mi avresti scritto tu se non ti scrivevo io? Ieri mi ha scritto anche mio padre. Scrive di averti scritto. Ma tu non mi hai scritto una sola parola del fatto che lui ti ha scritto. Se tu mi avessi scritto almeno una sola parola sul fatto che mio padre ti ha scritto, io avrei scritto a mio padre che tu gli avresti voluto scrivere, ma che purtroppo non avevi avuto il tempo di scrivergli, altrimenti gli avresti scritto. E' una cosa ben triste questo nostro scriverci, perchè tu non hai scritto in risposta ad uno solo degli scritti che io tu ho scritto. Sarebbe diverso se tu non sapessi scrivere, perchè allora io non ti scriverei affatto, tu invece sai scrivere però non scrivi lo stesso quando io ti scrivo. Chiudo il mio scritto con la speranza che ora finalmente mi scriverai, altrimenti questo sarà l'ultimo scritto che io ti ho scritto. Se tu però anche questa volta non mi dovessi scrivere, scrivimi almeno che non mi vuoi scrivere affatto, così se non altro saprò perchè non mi hai scritto.Perdona la mia brutta scrittura, mi viene sempre il crampo dello scrivano quando scrivo, a te naturalmente il crampo dello scrivano non verrà mai, perchè non scrivi mai.
Saluti e baci
tua N. N.

:) Che bello, no? Ci si può divertire anche solo giocando con le parole...E poi c'è un nonsocché di amaro retrogusto che me lo fa amare ancora di più.
E' il testo di un pezzo comico dell'attore bavarese Karl Valentin. Qualche tempo fa un amico mi ha fatto vedere il film sulla vita di questo straordinario personaggio del teatro tedesco del '900. E' stato il primo film in tedesco senza sottotitoli che ho avuto il coraggio di guadare :) Il film di per sé è bello perché è sicuramente appossionate la vita di quest'uomo... Chi non ne sa niente trova qui qualcosa in più..

03 marzo 2009

UNSER KINI


Non pensavo che esistesse davvero. Ero sicura che esistesse ma non che fosse così bello. Sarà stata la scenografia che lo circondava o la solita suggestione che mi prende quando penso ai fantasmi ma questo posto ha qualcosa di magico. Incantato come ogni castello? Può essere ma non tutti i castelli sono stati costruiti per amore di una persona che poi non è mai riuscita a vederlo perché è morta anzi tempo o per altre oscure ragioni. Andare contro tutti e tutto per costruire qualcosa di grandiosamente maestoso in onore e per amore di qualcuno che non potrà mai metterci piede. Un'opera, Neuschwanstein, che Ludwig II, re di Baviera alla fine dell'Ottocento, ha pagato caro. Molto caro. Non solo, così facendo, ha dilapidato le casse del regno ma ciò lo ha anche portato a perdere la poca fiducia di chi gli stava intorno tanto da essere destituito. Cosa gli rimaneva? Solo la bellezza dei cigni, ospiti eleganti di un maestoso, visionario, folle, sovrumano e per questo sublime progetto. Non a caso Visconti gli dedicò un film, Carmelo bene una delle sue Interviste Impossibili e molti altri ancora hanno speso parole per lui.

Leggete cosa scrive al suo amore parlando del castello:

"il luogo è uno dei più belli che si possano trovare, sacro e inavvicinabile, un tempio degno di Voi, divino amico, che faceste fiorire l'unica salvezza e la vera benedizione del mondo."

Venne dichiarato pazzo. Amò più l'arte del potere e della guerra. Amò. E oggi noi lo riamiamo per quello che ha lasciato.

Per chi volesse informazioni più tecniche e turistiche può andare QUI.

22 febbraio 2009

MA CHE RIDI?

Mi è semblato di vedele un gatto..diceva Titti..
Mi è semblato di sentile Povia cantale una canzone offensiva..dico io.

E poi: che cacchio c'è da ridere?
Insomma io non ho seguito le polemiche ma ho ascoltato più volte la canzone e se lui si fosse risparmiato i cartelli dimostrativi avrei pensato a delle paranoie. Il testo di per sé può non voler raccontare niente di più di una storia. E' la storia di Luca, quindi una storia particolare, che non può e non deve essere generalizzata. "Nessuna malattia, nessuna guarigione" ma solo un episodio della vita di qualcuno. Fin qui ci sto, ma se poi tu me l'accompagni con gesti dimostrativi come un cartello con su scritto:"Serenità meglio di felicità" o "Ognuno difende la sua verità", beh, allora non posso che concordare con chi da omosessuale si senta offeso. La serenità di un matrimonio etero può essere bella ma perché voler dire che è preferibile alla felicità di una coppia GAY, appunto "felice". E poi: se tu difendi la tua canzone come 'la tua verità'(che parolone), io percepisco che tu erigi a modello ed esempio generalizzante quel contenuto e non lo consideri, come io speravo, solo il testo di una canzone particolare. Per sillogismo ne consegue che tu, Povia, pensi che tutti gli omosessuali sono persone con un problema freudianamente irrisolto di eccessivo amore per madre nato dalla mancanza di un padre. Ma ti sei ascoltato bene?

E menomale che non ha vinto...

17 febbraio 2009

...continua....


Ho ricevuto un bel commento via mail che mi ha illuminato sulla questione 'nudità' e credo di aver capito meglio il loro punto di vista. Sempre la stessa preziosa persona, Donnamaria, mi ha scritto una frase che mi sento di dover sviscerare oltre:
"C'e' sempre una linea molto fine tra tollerare gli immigrati ed aspettarsi che la gente locali cambi le proprie tradizioni e costumi per accomodare quelle degli stranieri."
Come straniera in terra straniera circondata da amici cari nella stessa condizione, sono colta nel vivo.
Io non ho nessuna intenzione di cambiare le usanze tedesche perché in cuor mio non vedo il costume come uno stravolgimento di queste usanze. Ma secondo altri ragionamenti (che Donnamaria mi ha fatto presenti) probabilmente lo è e qui arrivano i dolori. Perché qui si INcontra la mia cultura e quella di chi mi ospita. Come posso sapere io su cosa è possibile transigere e mi si può quindi permettere e su cosa no? Come faccio io, italiana, a sapere cosa per un tedesco è 'così e basta!'. Non posso saperlo e allora mi presento, ingenuamente in una sauna pubblica col mio costumino e cacciata, ci rimango male. Io rinuncio al mio diritto di cittadino di usufruire della sauna pubblica (che pago con le mie tasse cittadine) perché lì non sono accettata dotata di costume. Io lascio perdere ma si potrebbero manifestare situazioni più gravi come, per fare un esempio, questa: sono un'estetista e voglio lavorare, ovviamente, in un istituto di bellezza ma qui non mi prendono in considerazione perché indosso il chador, il velo musulmano. Mi si priva di un lavoro per motivi religiosi. Insomma: per poter vivere in un paese io ne assorbo volentieri la lingua e anche la cultura finché questa non collima con la mia. Posso diventare indù perché vivo in India o nutrirmi di meduse perché sto in Giappone o giocare a Okay in Alaska?? Sono esempi banali e sbrigativi ma li metto tanto per essere chiara. Trovo immaturo e irrispettoso non voler imparare la lingua del posto dove si vive (o almeno provarci secondo le proprie possibilità) o pensare di poter avere una legislazione a parte e questo è ovvio per me. (Anche se esistono comunità del tutto separate e non integrate in ogni parte del mondo. Una per tutti gli Amish). Concentro invece la mia attenzione in tutti quei casi in cui il confine è appunto sottile e per i quali un paese ospite deve tener conto della violenza che può compiere imponendo i propri usi e costumi.
In altre parole "In Rome do as the Romans do!" sarebbe bello, ed è giusto come atteggiamento predisposponente all'integrazione, ma non tiene di conto che questo non sempre è realizzabile senza farsi o praticare violenza fisica e/o psicologica.


16 febbraio 2009

PAESE CHE VAI...IMPOSIZIONI CHE TROVI


Da una settimana la temperatura non va sopra lo zero e la neve riposa placida sul mio tetto, bellissima. Ragion percui ieri, domenica, ho ben pensato di approfittare della Stadtbad, piscina e sauna cittadina. Con tutti i ciottolini a seguito parto pregustando il relax da tepore intenso e affronto una camminata fra gelo e schiamazzi turistici. Faccio il biglietto e tranquilla tranquilla entro nella zona spogliatoi della sauna. "Oh!Merda, ma sono tutti come mamma li creò!"Giuro che mi sono immobilizzata nei tre passi a ritroso che mi permettevano di richiudere la porta. Non me l'aspettavo, va bene? Credevo che tale usanza riguardasse solo la penisola scandinava, tutt'al più le Repubbliche Baltiche ma chi se lo credeva di trovare tutta 'sta gente ignuda in Baviera?Io no. Due minuti di intensa riflessione e consultazione con la persona che mi accompagnava e aveva chiaro in faccia stampato l'imbarazzo e decidiamo di affrontare la situazione. Che sarà mai? Le spiagge dei nudisti le abbiamo attraversate tutti, no? E poi io ho fatto tanti anni di teatro e ho sostenuto situazioni, da questo punto di vista, peggiori. Non ci sarà la finzione a proteggermi ma ci sarà un modo. E se poi non lo trovo giro i tacchi e via. Quindi entro con sguardo tipo mulo da soma e ricavo un angolo in cui spogliarmi. Che poi per spogliarsi nudi hanno dei camerini con la tendina!!Non è il colmo? Se ti devi spaparazzare nudo coscia coscia nella sauna, hai bisogno della tendina per toglierti i pantaloni? Va da sé che io e il mio accompagnatore ci siamo lasciati addosso il costumino. Riattraversi la zona ad alta densità di ciccia e ti avvii nella zona hard-sauna. Giretto di esplorazione, dei luoghi, ben inteso e non delle persone, e poi mentre stiamo per dicidere di quale saura esperire, ci avvicina una signora, vestita, di bianco, con un fare da tra il generale e l'infermiera di un sanatorio, e comincia a parlare. Dal tono e dalle parole che distinguo nel magma del suo perfetto bavarese, capisco che c'è qualcosa che non va in noi. Chiedo di parlare in inglese ma l'insuccesso è netto e riattacca con una nuova sequenza di quelli che dalle mie parti sembrano ordini. Capisco finalmente che il problema sta proprio nel pezzettino di stoffa che si avvolge fedele intorno alle nostre parti intime. Pare non sia indicato per la sauna. Nie in Deutschland!! Cerco di spiegare che per noi trattasi, tale orpello, non di pura decorazione atta a fomentare un'egocentrica vanità, bensì di ciò che fondamentalmente ci permette di sostenere quella stravagante situazione senza svenire di vergogna. Inutilmente. O togliamo via l'orpello o abbandoniamo il luogo immediatamente, che' gli altri ospiti non abbiano a risentirsi ulteriormente. Capisco di aver abbassato di molto la densità di ciccia esposta ma mi chiedo: era proprio necessario cacciarci? In fondo non ho chiesto nessuna modifica delle loro usanze. Ho solo chiesto di rispettare il mio senso del pudore. Eppure era già abbastanza per me interfacciarmi con questi ammassi di corpi sudati esposti in tutte le loro pieghe a due centimentri da me, in un posto chiuso, di due metri per tre, in luogo poi deputato, così almeno dovrebbe, al relax. Avevo già messo in conto una difficoltà ma ritenendolo un problema tutto mio, me lo tenevo e mi sono resa disponibile al confronto con questa abitudine (secondo me assolutamente non igienica tra l'altro). Perché non permettermi di sedermi in quella sauna col mio costumino e il mio asciugamano? Non ho capito e non ho capito nemmeno perché la protettrice della nudità non voleva rimborsarci il biglietto, visto che l'addetta alla biglietteria lo ha fatto e con tanta gentilezza. Ci siamo accontentati della piscina calda con idromassaggio e sala relax, (vero!) e alla fine siamo tornati a casa belli lessi come desideravamo.

Ma l'interrogativo rimane. Dove finisce la libertà di un immigrato? Credevo laddove leda quella dell'autoctono. Ma in questo caso come poteva il mio pudore ferire la sensibilità dei miei ospiti? Fosse stata la situazione inversa avrei capito. Come se si presentasse una coppia tedesca senza veli in uno dei fighissimi centri benessere italiani. Avremmo qualcosa da ridere, credo ma in questo caso ai miei occhi apparirebbe ovvio. Eppure in spiaggia nessuno direbbe mai niente alla stessa coppia che si cambia comodamente i panni in diretta. E' un luogo pubblico, per me e per loro. Non lo farei se fossi in loro ma mi sento di rispettare la loro disinvoltura non guardandoli. Questo dimostra tolleranza. Tolleranza che loro non hanno avuto per il mio costume. Troppo fancy per i loro gusti tutti crauti e wurstel??


13 febbraio 2009

M'ILLUMINO DI MENO



Oggi è il giorno del risparmio energetico lanciato dalla trasmissione radiofonica Caterpillar di Radio2.
Io ho aderito all'iniziativa da sempre perché credo molto nell'importanza del risparmio energetico e sull'efficacia dei gesti, anche se piccoli. Bisogna pur cominciare da qualcosa e dare il buon esempio.
Qui il LINK per il sito dell'iniziativa dove potete trovare più informazioni ma se non avete voglia di leggere provate almeno ad ascoltare la radio, se siete in Italia dalle 17 alle 19.30 (fate voi il conto del fuso orario se vivete altrove) e a spengere tutti i dispositivi elettronici non importanti alle ore 18!

Una cena a lume di candela è sempre cosa buona...

10 febbraio 2009

da "La fragilità del pensare"

di Guido Ceronetti

La domanda più indiscreta, più insolente, più insoffribile e la più comune anche, la più poliglotta, la più persecutoria al telefono e faccia a faccia, la domanda che mette alla tortura chi ama la verità, perché la si formula per aver in risposta una miserabilissima bugia è: "Come stai."

E io aggiungo: anche la più irritante e inquietante quando si sta male...

E per chi si è incuriosito metto il LINK all'intervista che questo straordinario personaggio della cultura italiana ha rilasciato a Fazio.

Infine la "Ballata dell'angelo ferito" perché ognuno leggendola abbia la libertà di pensare.

29 gennaio 2009

QUESTA VUOLE ESSERE UNA PROVOCAZIONE

Ho capito cosa è il blocco dello scrittore. E' come un vuoto che prende le mani e ti impedisce di scrivere perché senti che quel vuoto lo hai nella testa. Niente di quello che passa in mezzo alla materia grigia ti pare degno di nota e niente di quello che hai vissuto merita di essere raccontato. O anche più semplicemente, non ti va di raccontarlo. Può succedere, mi dico.

Eppure la maggior parte dei bloggers non hanno questo problema. Seguo pochissimi blog perché fondamentalmente non mi interessano e questo perché io ritengo, siano pochi i blog meritevoli di attenzione. Io cerco poco, non mi piace passare tanto tempo al pc e preferisco conoscere le persone dal vivo. Seguo i blog di 5 persone che mi hanno colpito in modi diversi. Nonsisamai è un'amica, come pure Dark, Miko l'ho incrociato casualmente e sul blog e nella vita, e spesso condivido i suoi pensieri politici, motivo per cui seguo talvolta anche Rob, Daninet non lo conosco ma ha una sensibilità che mi è in qualche modo familiare e da Fabio ho tutto da imparare sul mondo germanico! (Quando abitavo in Texas seguivo anche Pluto e Waynard per motivi di affini esperienze ma non solo). Tolti questi ci sono una decina di altri blog, e forse meno, che ogni tanto apro perché alle volte mi sono divertita, nel senso lato, a leggerli. Per il resto mi pare, per quel poco che ho visto, che ci sia ben poco da leggere. Sarà che io non riesco ad interessarmi alle normali vicessitudini che si alternano nella vita di una persona che non conosco. Insomma perché dovrei spendere del tempo a leggere cosa una persona ha fatto, detto, a chi, come e quando? Interessarmi dei suoi pensieri intimi; consigliarla su cosa fare; permettermi giudizi; polemizzare senza essere nemmeno certa di parlare della stessa cosa; e per di più all'interno di una cornice lessicale infantile, di una grammatica lasciata sui banchi delle elementari, di contenuti inesistenti o, nelle migliori delle ipotesi tediosi e banali.
Se quel che cerco è lo spunto per una riflessione beh, allora i libri in primis, e poi i film e il teatro...mi aiutano di gran lunga di più. Dove sta la peculiarità del blog? Nell'interattività? Ma cosa è davvero interattivo? Poter lasciare i miei commenti? Ma a chi davvero li lascio e su cosa? Che tipo di contatto si stabilisce tra me e i 100 blog che 'sleggiucchio' qua e là? E' come fare zapping? Lasciando perdere i blog di qualità, come quelli di giornali o di associazioni importanti, quanti blog o meglio trash-blog meritano di essere letti?

Forse neanche il mio.
Io, comunque, qui, pongo delle domande e chi ha un'altra esperienza riuscirà forse, se vorrà, a farmi capire qualcosa che io proprio non vedo.

Il tempo è tuttavia la cosa più preziosa. Passiamolo bene.

18 gennaio 2009

EIS SHOPPING E MEDIOCRITA'

Ieri qui ad Augsburg era una bellissima giornata. Il sole splendeva come raramente succcede, tanto che ho deciso di stare gran parte della giornata fuori. Non lontano da casa mia si trova un bellissimo parco che è delimitatao da un lato dal fiume Lech. Sul fiume si trova una diga e aldilà di questa un lago piuttosto grande che durante l'inverno si ghiaccia dando modo, a una 'marina' come me, di provare l'ebbrezza di camminare su acque ghicciate. E' una sensazione strana specie all'inizio quando è più difficile astrarre il pensiero dal fatto che tra te e una massa d'acqua scura, melmosa e gelata sta solo uno strato di ghiacchio. Poi, pian piano ti convinci che non è poi uno strato sottile quello su cui cammini e che se tutti ci stanno non deve essere tanto pericoloso. Quindi cominci a renderti conto della ganzata che è e ti guardi intorno incredulo delle tante attività che ci sono alternative ai 'due tiri a pallone': pattinaggio, okey, bocce da ghiaccio, scivoloni, slittino, immersioni...L'importante sarebbe avere le varie attrezzature che io ancora non ho. Però, almeno sui pattini, sto facendo un pensierino. Sulle rotelle ero abbastanza brava.

Felice di questa prima parte della giornata ho pensato che una sana pomeriggiata di shopping poteva far registrare un bel picco alla mia serotonina e quindi mi sono tuffata tra la folla assetata di saldi. Scava e rufola con un fare da archeologo, ho alfine trovato delle cosucce che mi piacevano e contetina contentuccia me le sono accattate. E fin qui panta rei.

Ma cosa fare quando ci si scontra con la disonestà, la 'dappochezza' e la meschinità?

Pagando l'ultima mandata di acquisti (sofferti e moderati) alla cassa di un negozio ho accidentalmente lasciato scivolare l'altro sacchetto di acquisti che conteneva a sua volta un'altra busta, per terra. Ovviamente non me ne sono accorta e sono uscita dal negozio. Appena fuori, sliding doors e Ach! Mi sono persa un sacchetto. Torno quei 15 metri indietro convinta di inciampare nel mio sacchettino ma arrivo delusa alla cassa. Chiedo se hanno trovato il mio sacchetto, immaginandolo già tirato su dalla signorina dietro al bancone; e invece mi trovo davanti una sequenza di facce smarrite che mi rimbalzano da un posto a un altro mentre io continuo a dire:"L'ho appena perso, 1 minuto fa! Non può averlo già trovato qualcuno e portato chissà dove!". Insomma la verità dei fatti è stata immediatamente evidente ma è stato impossibile intervenire. L'individuo che stava dietro o davanti a me alla cassa ha visto cadermi il sacchetto e appena ha potuto lo ha insacchettato tra i suoi fagotti. E io l'ho incrociato uscendo.

Ora, le conclusioni sono poche e tutte amare. Ho inciampato in una persona così tapina o così stupida da aver deciso di rubare un sacchetto senza nemmeno sapere cosa contenesse, piuttosto che avvertirmi di averlo perso. Questa persona ha avuto il tempo di scegliere tra onestà e disonestà. E non mi si parli di bisogni. Non c'è nessuna necessità in un sacchetto visto cadere in un negozio. Non è un pezzo di carne o dei soldi. Una maglia e una collana di bigiotteria (valore complessivo 16 euro) sono il ricco bottino che quella piccola persona si è portata a casa. Io mi sono portata a casa prima la rabbia che è svanita pensando a quanto poco valessero (in tutti i sensi) le cose che ho perso; poi lo sdegno per simil miserrimo comportamento ma è passato anche quello pensando che io sono fortunata perché a me non appartiene.

13 gennaio 2009

UNO STRANO FENOMENO

Stamani mi sono alzata male, dolorante e di pessimo umore (condizione quest'ultima non poi così rara per la mia persona). Quando ho messo fuori il naso e ho sentito la temperatura (più o meno -10°C) la situazione è peggiorata. Mi sono stretta dentro al mio cappottino tanto in quanto in-sufficiente e ho respirato attraverso la sciarpa per evitare quella balzana sensazione di congelamento del respiro che solo ad alta quota avevo in passato provato. Pian piano, stando al caldo, l'umore si è rischiarato e anche la temperatura si è un pochino scaldata. Il fatto è che a me piace il freddo in quando amo il caldo. Mi spiego? Si gode o no, di un sonno da 'bella addormentata' solo dopo qualche bianca notte agitata? O di un piatto di orecchiette alle cime di rapa dopo il Ramadan! Non per questo è piacevole dipersé stare svegli quando si crolla per il sonno, o digiunare quando mangeresti a morsi il materasso, chiaro. Allo stesso modo, ma in altro contesto, gioisco del gelo solo nel tragitto di strada che mi separa da un camino di dieci metri dentro cui accocolarmi o da un termosifone formato grattacielo da cingere con braccia e gambe o (e qui la preferenza) da un cyber-ventilatore di aria calda collegato al mio corpo modello staedycam.

Chiarito il mio rapporto con le basse temperature, voglio raccontarvi di uno strano fenomeno che solo queste esecrate condizioni metereologiche possono generare: la nebbia condensata. In pratica è così freddo che quando la nebbia della notte lascia spazio all'alba, non si dissolve con essa ma rimane abbarbicata agli alberi sotto forma di una specie di nevischio molto suggestivo perché avvolge i fusti come un velo. Una ragnatela ghiacciata che col fruscio dei rami rilascia una pioggia di cristalli soffici. Camminando senti il rumore e guardando su se ne gode tutto lo spettacolo.

Tra quanto scritto finora e queste frasi, sono intercorse circa due ore di 'coccole ciaccere' via skype e non c'è che dire,ora fa molto meno freddo. Davvero uno strano fenomeno!

07 gennaio 2009

SUL SENSO DI SOLITUDINE

Tornata ieri a casa, la casa tedesca, si perché ora questa è la mia casa. Non sono però più certa ormai del significato che riassuma per me la parola 'casa'. Forse ora significa molte più cose. Queste due settimane in Itialia non potrei definirle di svago e vacanze quanto piuttosto di incontri e impegni. Sono stata bene ma mi sono sentita 'overwhelmed', travolta, sovrastata dagli altri. E' una sensazione non nuova ma che per la prima volta ho portato a un livello cosciente. Vivendo la gran parte del mio tempo lontana dalle persone che hanno costituito la quasi totalità delle mia vita relazionale, passo molto tempo da sola e il silenzio di frequente mi accompagna. Non ho un cellulare qui; non saprei cosa farmene e solo due persone hanno il mio numero di casa, se si escludono amici e parenti italiani sparsi per il mondo, che di norma chiamo io, per via del mio abbonamento telefonico. Non posso dire di avere degli amici qui, per il momento, quanto piuttoste dello piacevoli conoscenze che offrono un buono spunto all'approfondimento. Il paragone con la mia vita in Italia apre un abisso di riflessioni, soprattutto riguardo al mio sentire in ognuna di queste due vite così diverse. Oggi sono andata a fare spesa (nel frigo si sentiva l'eco) e girando per il centro commerciale mi sono trovata a pensare: mi piacerebbe incontrare qualcuno che conosco. Pochi giorni fa, correndo da un negozio all'altro per comprare dei regali ho pensato esattamente il contrario: speriamo di non incontrare nessuno perché oggi non ho veramente tempo! E guardavo basso evitando possibili sguardi. Tempo. Ancora. Qui ne ho e me lo godo in solitudine. Affetti. In Italia ne ho ma non ho tempo per godermeli. "In medio stat virtus", anche in questo caso. Aristotele continua ad avere ragione. E Petrarca? "Solitarius atque otiosus, felix", sosteneva, il poeta nel 'De vita solitaria'. A distanza di secoli credo che entrambi abbiano centrato il segno. L'uomo, e quindi anch'io, ha bisogno della solitudine per arrivare a se stesso ma ha bisogno degli altri per gioire di questo se stesso.

E' cominciato un nuovo anno e se Dio vuole l'anno bisesto e funesto si è concluso. Ho tanta speranza dentro. Sacrisanti propositi che non vedono l'ora di realizzarsi. Che la buona sorte sia con tutti noi!
Buon Anno Ragazzi!