« Preferisco un fallimento alle mie condizioni che un successo alle condizioni altrui »

(da "Tom Waits, Blues" di C. Chianura)

11 dicembre 2012

Ein Zug nehmen

Fa freddissimo e la neve supera il marciapiede. Stamani sono uscita presto, a piedi, tutta imbacuccata mentre scendevano fiocconi giganti e soffiava un vento soffice che pure si intrufolava tra le maglie della lana. Si incontrano poche persone e le poche, appaiono all'improvviso come figure del quadro che lentamente si dipana tutto intorno. Guardo goffa i passi pesanti e incerti, poi alzo lo sguardo impedito dal cappello, per non perdere il sentiero. La strada si confonde col marciapiede. Mi sento come un eploratore al Polo sperso in un bianco labirinto unidimensionale.


No!Non ho preso il treno (Zug!), ho solo e ovviamente, preso un colpo d'aria e ora lamento il torcicollo. Pensandoci, sempre qualcosa di 'duro' e': in italiano un colpo e in tedesco un treno!



03 dicembre 2012

LOL

Mi chiamo Sarah, sono tedesca e ho 22 ani.

Vediamo di evitarle la figuraccia...

29 novembre 2012

Eccola!


Quest'anno si e' fatta attendere e con lei anche la morsa del freddo che di solito ci stringe gia' da ottobre e invece siamo quasi a dicembre e per la prima volta dopo tanto tempo, confesso che stamani, quando ho aperto la finestra e ho visto tutto bianco, ho pensato: che bello! E da oggi ha ufficialmente inizio il countdown per il Natale e mi va bene! Da oggi si aprono le liste dei regalini, i primi acquisti, la visita al mercatino e la danza degli angeli sulla piazza e poi le decorazioni e magari anche l'alberello che quest'anno aihme' non potra' piu' essere il gigantesco cactus ripiegatosi su stesso come un ramoscello. Idee alternative all'abete?

20 novembre 2012

Da ist mir Wurst!

Continuando il filone da poco inaugurato, mi sembra interessante riportare questo modo di dire davvero simpatico (perche' nel tedesco esistono anche cose simpatiche!).
L'espressione "das ist mir Wurst" (o nella variante bavarese wurscht) significa "non me ne frega niente". Quello che io trovo pero' interessante e' paragonarlo col suo diretto cugino italiano, ossia "m'importa un fico secco". Solo cosi' si ha il termine di paragone del tutto concreto tra Wurst, le famose salsiccine tedesche, e i fichi. In altre parole, entrambi i modi di dire si avvalgono nell'espressione di qualcosa che nei rispettivi mondi circostanti, abbondano talmente da potersene anche fregare appunto. A loro le salsicce, a noi i fichi, secchi pero'!

A onor del vero aggiungo che esistono altre espressioni analoghe, altrettanto interessanti nella traduzione:
  • infischiarsene = auf jmdn/etw pfeifen (fischiare appunto) che suona tipo "Marameo!"accompagnato dal gesto che tutti conosciamo.
  • (volgare) me ne sbatto/m'importa un cazzo = das ist mir scheissegal (+ o - per me e' tutta la stessa merda). A voi riflettere sulla differenza in questo caso :)



13 novembre 2012

so lieb!

Da alcune settimane non incontravo la mia vicina, quella del piano di sopra che tutto vede e tutto sa,  ultimamente molto discretamente, cosi' tanto discretamente da farmi un po' preoccupare. Frau H. e' infatti vedova, da moltissimi anni e suo figlio vive con la famiglia in un'altra citta'; in pratica lei e' sola e ha piu' di ottanta anni. Lo scorso inverno ha avuto qualche serio problema di salute e si e' rivolta un paio di volte a noi che l'abbiamo aiutata volentieri. Non ci vuol molto a capire che non deve essere certo il massimo abitare da sola a quell'eta' e se posso mi fa piacere farle sentire che non e' proprio completamente sola. Il fatto e' che siamo tutti cosi' presi dalla vita, che capita di dimenticarsi degli altri, di non fare caso se la tal persona l'abbiamo vista oppure no e cosi', qui (e non solo qui) capita anche che qualcuno se ne va e tu vieni a saperlo qualche settimana dopo, chiedendo per caso alla moglie del neodefunto come sta il marito! "E' morto" non e' esattamente quello che ti aspettavi come risposta. Frau H. e' stata molto felice di vedermi e che io mi sia premurata di sapere come stava. All'inizio era cosi' sorpresa da sembrare sospettosa, poi si e' sciolta in un dolce: sie sind so lieb zu mir!* portando le mani sul cuore. E anche io sto meglio ora. E ci vuole cosi' poco...

*Lei e' cosi' affettuosa con me!

09 novembre 2012

CONVIVIALITA'

Piu' tempo passo all'estero piu' mi risulta evidente come una lingua sia molto piu' di un semplice mezzo di comunicazione. La lingua e' il fedele specchio culturale di un paese. Sono molti gli esempi che mi capitano tra le labbra e mi piacerebbe cominciare ad annotarli. Per inaugurare la serie, scelgo una parola italiana: 'convivialita', che non ha un'univoca ed esatta traduzione in tedesco, cosa rara perche' e' il processo contrario ad essere molto piu' frequente. La parola e' bensi' traducibile con una perifrasi come: das gesellige Beisammensein bei Tisch.
Evidentemente la convivialita' e' un valore in Italia da illo tempore ed esprime infatti il piacere della tavola come momento di condivisione sociale e gastronomica insieme che ci ha reso poi riconoscibili nel mondo.
Un'altra possibile traduzione ma comunque limitata e' : der Kaffeeklatsch che in italiano e' traducibile come ritrovo tra donne davanti a una tazza di caffe', un tea time, un pow wow al femminile con un po' di pepe pero', perche' der Klatsch e' il pettegolezzo, la chiacchiera, peraltro parola mantenuta anche in inglese proprio nell'analoga espressione coffee klatsch.

13 ottobre 2012

Ancora mezzora


Una mezzora ancora per festeggiare, per dirmi sempre si' e non pensare ma vivere cosi' come si dovrebbe ogni giorno, perche' ogni giorno speciale e non solo oggi. E' stata una cosi' bella giornata di armonia e pace che, per una volta nella vita, non esprimero' nessun desiderio. Oggi e' tutto splendidamente semplice...

11 ottobre 2012

ma no!che poi me lo sogno...

Ma perche' alle volte sono cosi' masochista?Se ieri in prima pagina del giornale c'era la foto gigantesca di una ragno orrbile di circa 10cm (Jagtspinne) e io confesso anche una certa aracnofobia, perche' ho dovuto leggermi tutto l'articolo con la bestia sempre in primo piano? Poi lo sapevo che me lo sarei sognato!!
Lo hanno ritrovato vivo e vegeto in un cesto di banane al supermercato.No, dico, ma se me lo ritrovavo io tra le mani mentre ignara mi sceglievo due bananine??!
Chi e' curioso e lo vuol vedere, se lo cerchi da solo perche' io ho intenzione di non rivederlo mai piu'.

08 ottobre 2012

DUE VOLTE IL 3

Sicuramente sara' capitato anche a voi. Si passano giorni e settimane senza che niente di speciale succeda e poi nel giro di una settimana si svegliano gli appuntamenti tutti insieme e alla fine, si e' costretti a scegliere tra uno o l'altro invito perche' si accavallano come onde sul bagnasciuga. Alle volte pensi 'vabe'..pazienza..', alle volte pero' ci stai proprio male e non vorresti affatto scegliere tra l'uno e l'altro impegno ma fare entrambe le cose. Vorresti che convenzionalmente, si decidesse di raddoppiare quella data, ecco. Possiamo spostare l'orologio avanti e indietro ben due volte l'anno e allora io voglio due volte il 3 novembre perche' si da' il caso, che io debba mettere la musica a un festival di tango ma anche, che in Italia, il mio gruppo storico di teatro, festeggi 20 anni di storia. Come faccio a scegliere? In realta' vince il festival perche' 1. mi hanno prenotato da quasi un anno (i tedeschi!) 2. perche' la festa e' in Italia...
Ok, non posso avere due volte il 3, ma siamo comunque nel 2012 e quindi io saro' presente alla festa. Come? In video naturalmente. Mi hanno mandato una serie di domande per testimoniare la mia storia da fondatrice del gruppo e io ripondero' con un video. Quel che conta e' esserci, no?

05 ottobre 2012

Quelli che...

Ci sono quelli che non ti rispondono alle mail, che tu inviti da te e non vengono e nemmeno ti rispondono, quelli che scrivono blog che tu nemmeno sai che esistono, quelli che forse pensano che non sei poi cosi' interessante, quelli che nemmeno si ricordano quando sei nato e non sanno nemmeno niente di te ora ma va bene cosi', quelli per cui sei qualcosa da tirar fuori all'occorrenza come una collana intonata al vestito.

Come li chiameresti voi, questi?
Pensate che io li chiamo ancora amici...Sono messa male.

27 settembre 2012

Delusione


Che sentimento strano la delusione. Accarezza la tristezza, urta a intermittenza rabbia e frustrazione e lascia ora indeboliti, ora agguerriti. Sono tornata dopo sei settimane a casa. Sei settimane di vita a mille giri al minuto, troppo. E' salutare alternarla con la mia vita qua, solitaria e riflessiva. Torna l'aria pungente e pura, la luce che se ne va ogni giorno un po' prima, come l'ospite piu' imbarazzato e tornare ogni giorno sempre piu' evanescente, come l'ospite piu' desiderato. Aspetteremo. Aspetteremo ogni giorno fino a riaverla in tutto il suo chiarore. Comincio a resistere al tempo, al buio, alla solitudine e alla delusione.
Vorrei sentire lo slancio della primavera ancora dentro di me, ma come uno specchio, mi e' dato solo poter riflettere. L'immagine, quella si', pero', la posso deformare, riaggiustare un po', squarciandola con qualche raggio qua e la' , vestirla di paillette e polvere di stelle, e la' sotto, dormire sogni vellutati.

06 agosto 2012

Tu cammina piano

Tu cammina piano perché cammini sui miei sogni

Se avessi del cielo le vesti ricamate,
Di argentea e dorata luce inghirlandate,
La veste blu, quella pallida e quella oscura
Della notte e del giorno e della sera quasi buia,
Io le distenderei sotto i tuoi piedi:
Ma, essendo povero, non ho che i miei sogni.

E i miei sogni ho disteso sotto i tuoi piedi;
Tu cammina piano perché cammini sui miei sogni.


William Butler Yeats



03 agosto 2012

Gemüse e Amarena

Tutti i venerdi la mia sveglia alle 8 in punto e' lui... o lei (?). Da lontano sento un delicato tintennio che come un'onda risale il quartiere fino a investirlo con uno sconsiderato scampanio da gregge in transumanza. L'uomo delle patate e' arrivato.

Attraversa tutta la citta' con il suo furgoncino con cassone aperto a esibire la merce fresca fresca della campagna. Campanaccio in una mano e l'altra a mo' di amplificatore mentre grida: Gemüse! Lo sentivo anche quando abitavo in altri quartieri. Lui c'e'. E' una certezza in questa citta' silenziosa. Il suo urlo incrina la quiete ovattata di una citta' mattiniera e operosa portando un po' di sana "popolanita' ".

Ripesco dalla memoria un suono simile: divertente, invadente e allertante insieme: il gelataio con cappellino e furgoncino bianco che passava dal quartiere popolare dove abitavo. Anche lui urlava: Gelatiii! Con la "i" finale distorta come la punta di un cono che si squaglia al sole cocente di agosto, mentre noi, torma di bimbi da cortile e campino, correvamo dall'adulto di riferimento, elemosinando 50 lire per un ghiacciolo all'amarena. Che momento, la lingua accaldata che si appiccica come il foglio che lo avvolge a questo pezzo di ghiaccio e sciroppo dal gusto oggi irreperibile.

Esistera' un luogo dove passa ancora il gelataio? Nota linguistica: Gemüse (=verdure) e' una delle prime parole che ho imparato!



02 agosto 2012

ANGELI RIBELLI

La muta notte che mi circonda supera le spalle della tua prigione
libero nel mondo è il tuo spirito adesso e mani legate ti sfiorano il corpo.
Il vento è il nostro solo compagno.
La notte ha lasciato le sue porte socchiuse e voliamo oltre i confini della terra
dove i ribelli sono liberi dalle catene.

26 luglio 2012

Dall'altra parte

Ho 36 anni e da sei anni insegno italiano come lingua straniera. Da quasi tre, all'universita'. Pochissimo se lo paragono a tutti gli anni che ho passato dall'altra parte della cattedra. Quando tenevo corsi di teatro non sentivo molto la parte dell'insegnante e forse nemmeno quando insegno alla scuola serale ma all'universita' e' diverso. Ogni semestre ho tra i 30 e i 50 studenti. Alle fine di ogni semestre ho in mano i loro esami scritti da correggere e mi sento sempre molto responsabile. D'istinto vorrei chiudere gli occhi e passarli tutti perche' sono venuti costantemente a lezione, perche' sono molto educati e rispettosi e gentili e giovani e belli ma purtroppo carta canta e alle volte non mi e' proprio possibile farlo. Non sarebbe giusto. Mi metto una mano sul cuore e una sulla coscienza e scrivo n.b=nicht bestanden=non superato. Mi e' capitato ogni semestre MA non questo!!! TUTTI PROMOSSI! Evvai!

18 luglio 2012

notte agitata

sogno #1
la vecchia casa in campagna. stanze vuote di scatoloni. io guardo nel vuoto. mio marito alla finestra. fuori nel cortile, un gruppo di skinheads fa colazione. mio marito apre la finestra e grida: viva il partito comunista!

sogno #2
la vecchia casa dei miei nonni materni. mia mamma suona alla porta. mia nonna apre e la invita a entrare. in cucina: io, di tre anni, mia nonna che mi da' da mangiare e mia mamma. poche parole e tanto amore. un quadro che non e' mai stato dipinto nella realta'.

ho il cuore gonfio oggi.


le mie amiche

Le mie amiche sono il risultato di un lungo processo di selezionamento naturale e maturazione faticosa. Sono tutte lontane ma io le sento tutte vicine. Ci parlo col pensiero, ascolto i loro consigli, le loro lamentele, le battute, vedo i loro sorrisi, me le immagino, penso a cosa staranno facendo, belle come sono perche' io le vedo tutte bellissime.


11 luglio 2012

ITALIANUS, ITALIANI

Perdiodo intenso, con molto da fare e con in bocca gia' il sapore dell'estate vera che verra' quando respirero' il suo insostituibile profumo in riva al mare. L'estate qui puo' essere bellissima, quando il sole si decide a farsi vedere ma e' un altro tipo di estate con il lago e il parco al posto di mare e spiaggia, ecco.

A grande richiesta, vi rendo ancora partecipi di quello che sostanzia la mia quotidianita':


E' benissimo stare insieme e mi allieto molto.

La sera usciamo oppure giaciamo sul divano.

In estate la sua pelle e' abbronzata ben presto.

Ho visto Pisa e la sbilenca torre e oggi stesso ci getto uno sguardo indietro volentieri.

Tutti i giorni andavamo al mare e in seguito a cio' andavamo al bar dove bevevamo una buona bevanda: si chiama granita con aperol.

Il paese si chiama Cutro e e' non lontano di Catanzaro, una metropoli in Calabria.
 


Presto una nuova puntata!


02 luglio 2012

Egal...

Noi ci siamo comunque divertiti da matti e la mia piccolissima comunita' di amici italiani si e' compattata creando un cuscinetto morbido di relazioni da approfondire. W l'Italia!


29 giugno 2012

E che ve lo dico a fare?

Non potete immaginare la gioia...o stai dentro o ne stai fuori. Se sei fuori non te ne frega niente ma se ci entri dentro anche una stupida partita ti puo' dare una gioia incredibile specialmente la partita-madre, la partita di tutte le partite. Ci hanno offeso in tutti i modi durante la nostra fiera sfilata da casa al centro ma noi cantavamo a squarcia gola tutte le canzoni che ci venivano in mente. Tanti pero', i piu' direi, ci hanno stretto la mano e fatto sportivamente i complimenti.

Un gruppo di toscanacci gasati ed esaltati ieri camminavano tre metri da terra sbandierando il loro orgoglio italiano (cosa che io faccio sempre e non solo per una partita). Abbiamo gia' vinto tutto noi.

Paragrafetto dal Manuale psicoanalitico sulla frustrazione dell'immigrato.

28 giugno 2012

STASERA

E' da tutta la settimana che l'atmosfera si e' fatta frizzante e in classe non facciamo altro che scherzare su domani. C'e' anche chi se ne frega, come me ne sono fregata del resto anch'io, molte volte in passato. Oggi e' diverso. Da quando sono all'estero anche delle stupide partite sono diventate un momento di incontro e condivisione anche se non so precisamente cosa condividiamo!
Domenica dopo la partita, sono andata a fare l'Autokorso (lo strombettio tamarro con la macchina) per la prima volta (no la seconda!la prima fu per i mondiali in Italia!) con un po' di amici e in piazza abbiamo trovato un bel po' di gente, direi un centinaio di persone che festeggiavano che sembrava avessimo gia' vinto tutto. La cosa inquietante e' che molti dei presenti parlavano tedesco tra di loro, salvo poi urlare slogan da tifosi rigorosamente in italiano. Mah...L'atmosfera era vivace ma tranquilla e la polizia ha bloccato la strada, permettendoci di festeggiare senza il pericolo delle macchine che girano intorno. La polizia lunedi' ha contattato una mia collega per stasera, chiedendole di mettere su un gruppetto di italiani mansueti, pronti a placare gli animi della piazza se ce ne sara' bisogno. Essendo estranea dall'ambiente stadio, mi e' sembrato un po' esagerato anche perche' se perdiamo mica ci andiamo in piazza noi, o no?Ma forse io sottovaluto la situazione.

Sono curiosa di vedere chi vincera' ma chiunque sia, io mi saro' divertita un mondo!

21 giugno 2012

ANGST ESSEN DIE SEELE AUF

Lui giovane bello nero
Lei vecchia

Lui straniero
Lei tedesca

Galleggiano le note di un violino zigano sui fumi di un bar di periferia anni '70 tra tovaglie a quadri e un'altra birra.

Tanz mit mir.
Ja.

Tutto quello che c'e', esce fuori facendosi largo tra sospetti e pregiudizi.

ANGST ESSEN DIE SEELE AUF. Si dice cosi' in Marocco.
La paura mangia l'anima.

Nessuno intorno e' pronto pero'. Accettare la loro felicita' non si puo'. E quel che vedere non si vuole, lo si taglia fuori.

E' negro. Non parla la nostra lingua. Non si lava. Non lavora. E' un maiale come tutti gli altri stranieri.

Vorrei che gli altri non ci fossero e che nel mondo ci fossimo solo io e te senza piu' questi occhi intorno che ci consumano dentro.

Andiamo via, facciamo una vacanza e quando torneremo sara' tutto come prima.

La convenienza. L'opportunismo.

Ora che non ci sei, ho bisogno di te. Non ti amo, madre mia, ma ho bisogno di te. Devi badare i miei bambini e andare a prenderli a scuola. Scusa se ho rotto con un calcio il tuo televisore quando mi hai presentato tuo marito. Ora devo andare.

Ho bisogno della sua cantina signora, la mia e' troppo piccola.

Torni in negozio signora, l'aspettiamo come sempre!

Ma se davvero ora tutto intorno e' come prima, dentro tutto cambia. Cio' che e' corroso si sgretola e la fine e' inevitabile.

Questa l'impressione di una storia.

La storia e' quella di Emmi ed Ali', i due protagonisti del film ANGST ESSEN DIE SEELE AUF (il titolo contiene un errore -essen per isst- perche' la frase e' pronunciata nel film da uno straniero). Il film e' diretto nel 1974 da Rainer Werner Fassbinder.

Qui tutto il film:
http://www.youtube.com/watch?v=t_utUeFan9g

20 giugno 2012

Aglio orsino

La cosa piu' bella dell'insegnare e' imparare.

Sono le persone la fonte piu' inesauribile di conoscenza, divertimento e benessere. Sono davvero molto fortunata a fare questo lavoro, malgrado tutti gli svantaggi fiscali che comporta e credetemi ce ne sono anche qui in Germania.

Ogni ora che passo in classe succede qualcosa, si, insomma, qualcosa per cui gia' mi sento ripagata. Ci divertiamo davvero e quando torno a casa a piedi o in bici penso sempre che mi sento molto meglio di quando sono partita. Non e' poco.

Ogni volta viene anche fuori una parola o una tradizione tedesche o un personaggio che non conosco e cosi' si scambiano i ruoli e vedeste come si adoperano per farmi capire. Uno spasso quasi commovente. Ricambiano e io allora, il giorno dopo o quando posso, faccio una piccola ricerca per cercare di memorizzare quanto appreso e poi glielo comunico.

Ieri ad esempio, e' saltato fuori l'aglio orsino (Baerlauch) (che io, sinceramente, non conoscevo) che serve per preparare il pesto monacense! Si raccoglie in montagna e si usa al posto del basilico. Per farmi capire di cosa si trattasse, c'e' chi me lo ha descritto, chi me lo ha disegnato, chi mi ha promesso di portarlo la settimana prossima etc. In cambio io stamani ho cercato informazioni e gli ho spedito qualche gustosa ricetta italiana ovviamente a base di aglio orsino.


Siete curiosi?
Qui trovate tutte le infomazioni sulla pianta e le ricette.

13 giugno 2012

Da casa a casa

"Vado a casa!" ho scritto su FB e un'amica ha commentato: "Quale?". Effettivamente potrebbe essere ambiguo ormai per chi mi sta intorno, il concetto di casa mia, dico, e si capisce che lo sia!
Diciamo che quando parliamo di case in famiglia, diventa un po' un problema capirsi e bisogna sempre specificare quale e non sempre, pero', ci viene facile e questo crea una gran confusione, specie perche' a ogni casa ci sono le storie della casa in attachment. Alt! Non fatevi l'idea sbagliata: non siamo i furbetti del quartierino! Non possediamo mille case qua e la'. Solo una (pure piccolina), a casa appunto :)
Ma viviamo in un'altra quaggiu' in Germania e poi abbiamo vissuto in molte altre case qua e la', e malgrado nessuna sia stata mai nostra, in quel senso la', sono tante le storie legate a quella o quell'altra casa: mobili, oggetti, bollette, vicini, fiori etc etc. La cosa bella e' che di ogni casa ti porti dietro dei pezzi, cosicche' anche se tu non smetti di muoverti, guardando quelle cose, hai l'illusione di non esserti mai spostato o almeno ti ricordi da dove sei venuto e da dove sei passato. Molto e' andato perso, venduto, buttato e regalato e vive ora di vita propria chissa' dove.

Mi piacerebbe fare un film sulla storia degli oggetti.

Gli oggetti piu' belli e piu' cari, in senso affettivo, sono nella casa a casa, in Toscana. Quando scendo in macchina, dopo le 8 ore di viaggio abbastanza faticoso, non c'e' niente di meglio che dormire nel tuo letto e bere una tisana nella tua tazza storica. Idem quando torno. Avere due case comporta anche il vantaggio di suddividere i vestiti tra i due armadi, cosi' da non avere l'impressione di averne ormai troppi e poterne comprare ancora. Illusione che ti cade addosso come un macigno quando devi traslocare. E li' la San Vincenzo fa festa!
Gli svantaggi sono legati chiaramente ai costi (v. IMU!) ma soprattutto allo sforzo mnemonico a cui sono sottoposta senza pausa per ricordare dove e' cosa. In particolare lo sforzo si vanifica con libri e cd, perche' oggetti predisposti al nascondino. Tutto questo rigirio di robe e' infine un ottimo trattamento psicoanalitico per me, perche' mi obbliga a non pretendere di avere il controllo su cio' che mi sta intorno. Che ognuno ma sopratutto che ogni cosa abbia la liberta' di stare dove vuole. E se quando la cerco non la trovo? Che importa...ripassero' piu' tardi.


04 giugno 2012

Anche l'italiano pero'....

Io adoro i miei studenti, tutti, sia quelli della scuola serale che quelli dell'universita'; mi danno energia e allegria ogni giorno anche quando e forse soprattutto quando, scrivono cose cosi.....


durante la mia vacanza ho vissuto molto


sull'autostrada c'era multa circulazione


ho ricevuto un autografo pertanto la serata e' stata salva


sono stata a un concerto: non azzecchi di chi?


Lui e' un cantore affettuoso


abbiamo bevuto qualcosa e abbiamo divertito in modo calmo e faceto


Quando ho capito [che aveva vinto un biglietto] mi animo ha ballato e ho comniciato a acclamare moltissimo!


Ma sai che e' succuto?Subito un uomo belava sulla tribuna


Ciao e baccio!

30 maggio 2012

Do U Tube?

Googolalo, tubalo, twittalo etc
La nostra vita e' decisamente cambiata ma perdonatemi se oltre ai miliardi di vantaggi che abbiamo sicuramente ottenuto, mi permetto di stendere un velo d'ombra sull'uso forsennato e compulsivo della rete. Oggi vorrei infatti ricordare insieme a chi di voi, come me e' nato negli anni '70, cosa fosse tenere in mano un disco appena comprato:
mettere da parte i soldi delle paghette mensili (quelle che a ragione venivano chiamate cosi');
uscire di casa con quello scopo preciso;
andare al negozio di dischi e finalmente, con una certa emozione, comprarlo.
Era una volta. Poi ne sarebbe passato un po' di tempo ed era tutto il tempo necessario per consumare quel vinile, logorare la copertina di cartone per leggere i testi delle canzoni e solcare le tracce finche' non si imprimevano nella memoria. Ecco...finche' non si conoscevano tutti i pezzi a memoria.

Stessa storia con le cassette...solo che io personalmente non le compravo originali. Mi sembrava di buttar via soldi con quel supporto da magnetofono. Ma ne ho ancora decine e decine: doppiate da amici, regsitrate dal vivo o con compilation (NB il termine) registrate dalla radio, come si evinceva dai tagli maldestri che distorcevano gli interventi del dj all'inizio e alla fine della canzone.

Poi arrivarono i CD e io che negli anni '90 ero adolescente, ho piu' CD che vinili. Tanti originali, altri masterizzati perche' i desideri aumentavano e i soldi invece no. Un supporto diverso ma lo stesso rapporto di amore con l'oggetto che comportava prima di tutto conoscenza. Di questo disco so tutto perche' questo ho tra le mani e ce l'ho perche' l'ho comprato e l'ho comprato perche' l'ho desiderato e l'ho desiderato perche' gia' lo conoscevo dalla radio (W LA RADIO!). Ed era pure caro, il CD.

La settimana scorsa nel corso di lingua italiana all'universita' ho chiesto a una mia studentessa che tipo di musica le piacesse. Ecco la sintesi:
Ma non lo so...forse rock, pop...
E cosa ascolti? Quali gruppi, quali cantanti?
Un po' di tutto..
Ma qual e' l'ultimo disco che hai comprato? - e rendendomi immediatamente conto del nonsense per una ventenne di oggi, mi correggo - Scusa, intendevo dire, cosa hai scaricato di recente?
Mmm...e ride.
Non scarichi la musica tu? - e penso...miiiiiiiiiiii...che fatica la comunicazione intergenerazionale!
Veramente no...
E come l'ascolti tu la musica?? - saremo gia' arrivati all'assorbimento per metempsicosi? Forse raggi alieni che vi penetrano? O microchip trasmessi via placenta?
Beh...su you-tube...
Ah...ma certo!Ok.

Trattengo il fastidio per la laconicita' estrema della giovine pulzella e con una battuta sulla mia eta' cambio argomento.

A casa ci ripenso: su you-tube. Questi giovani ventenni ascoltano la musica su you-tube ergo per disponibilita' e/o per playlist automatizzate. Senza riferimenti alcuni, senza testi, senza storia, senza desiderio, senza sudore, senza.

E quando qualcosa nasce cosi', come fa a durare?
It's just trashy stuff

Il mio primo vinile e' stato 'Bollicine' di Vasco Rossi
Il mio primo CD (usato) 'Appetite for Destruction' dei  Guns N' Roses
Il mio primo CD (nuovo) 'Under the pink' di Tori Amos 


E i vostri piezz 'e core?

27 maggio 2012

LE CHICCHE DI V. 1

Mia nipote di due anni e' un'autentica gioia che si rinnova ogni giorno e che si sostanzia di mille cose tra cui le sue chicche di disarmante e irresistibile purezza, tanto che voglio cominciare ad annotarle:

Al telefono: "Zia Elisa, guarda c'ho un pinzo (puntura di zanzara)" e porta la cornetta come una webcam giu' fino al piede interessato, per una perfetta inquadratura.

18 maggio 2012

NON DIRE GRAZIE

Si puo' ringraziare troppo? Esiste un limite oltre il quale si diventa scoccianti? Anni fa sentii pronunciare esattamente questo concetto da una cara amica pugliese. Rimasi un po' perplessa e provai a rifletterci su. Se qualcuno mi ringrazia troppo che fastidio puo' mai darmi? Posso pensare che non farebbe altrettanto per me, stimando lui cosi' tanto, quello che io sto ora facendo per lui? Dovrei individuare una nota di falsita' nell'insistenza? Insomma a me non ha mai disturbato e ancora oggi me ne sfugge la ragione ma e' sicuro che esistono persone suscettibili ai ringraziamenti prolungati e ne ho avuto conferma proprio l'altro giorno, quando uscendo da scuola mi sono fermata a parlare con una collega. Era stata invitata a un compleanno al quale sarebbe andata con una ex-studentessa. Ebbene lei si lamentava dei ripetuti grazie della ex-studentessa che si era dimostrata felice di andare con la collega al suddetto compleanno. Ora, per noi non e' importante il motivo per cui la tal persona ringraziava, quello che invece ci interessa e' che la tal persona sia passata in un momento, ossia nello spazio preciso di un grazie di troppo, da persona educata a scocciatrice. La collega si e' difesa, quando io le ho detto: "Ma povera, voleva solo essere riconoscente e gentile.", dicendo che e' cosi': in Italia non si ringrazia tanto! Come sono strane le persone. O gli italiani?

E pensare che quando la stessa collega, un po' di tempo fa,  mi ha prestato un vestito da sera, sono tornata a casa con la sensazione di non aver dimostrato sufficientemente la mia riconoscenza!!!

04 maggio 2012

SCARPE in FREEZER

Questa la devo lasciare ai posteri perche' e' una gran cosa per noi vittime del fascino del tacco 10 :) Ma anche 8 :))
Comprati i nuovi sandali da tango: direttamente volati da me, nelle mani di un amico tanguero in visita a Buenos Aires. Li provo e mi sento una delle sorellastre di Cenerentola. Le indosso. Ci ballo una serata. Le tolgo ma rimane la sagoma tatuata sul piede. Dolore fisico intenso. A tre giorni dal Festival di tango devo trovare una soluzione:

1. Calzolaio: entro col sorriso e la luce del sole che mi illumina da dietro, modestamente un'apparizione per il bruto barbaro che biascica e 'guttureggia' due parole: keine Chance (nessuna possibilita'). Riassorbo l'aura e lo lascio nel buio con un equivoco Schoenen Tag.

2. Spray: che allarga, ammorbidisce, rende elastica qualsiasi tipo di pelle...tranne la mia. Troppi strass!

3. La risorsa del terzo millennio: il tutorial. E trovo lei:
http://www.pinkblog.it/post/4100/come-allargare-le-scarpe-strette-con-ghiaccio-e-freezer

Mi sembra una che ci sta dentro e provo...Sacchetti pieni d'acqua per tre quarti, dentro ai sadali e poi tutto in freezer. Il risultato e' che venerdi' ho sfoggiato le mie super scarpe nuove e non so se sono state quelle ma tra gli altri, sono stata l'unica della sala che LUI ha invitato a ballare...fate vobis:



E scusate se sono ancora in friccicorio

20 aprile 2012

die Zahnärztin

La mia dentista e' piu' giovane di me e quindi molto giovane. Ha gli occhi azzurri e piccoli che quando mi guardano cercano conferme. Non e' una questione di insicurezza, lo fa perche' quando lei parla, io la guardo e penso ad altro. E' cosi'! Mi si apre una breccia nel pensiero e d'istinto volo via creando realta' alternative in cui ci siamo io e anche lei, forse amiche, forse a scherzare, bere una birra e non parlare piu', mai piu' dei problemi che si annidano nella mia bocca indifesa. Vade retro Zanata! Per mia miseria frequento dentisti da che son piccola e ho sempre avuto paura, paura, si' tanto da pretendere di essere sempre accompagnata da qualcuno. Di fatto negli ultimi sei anni anche questo e' cambiato e mi ritrovo sempre faccia a faccia con lei e chi con lei. Mi sono abituata ma alla testa non si comanda e se ci riesco e' anche perche' ho trovato questa scappatoia. Divagare, andarsene, assentarsi...col pensiero soltanto chiaro ma e' comunque uno strumento di liberta' inarrivabile! Lo si puo' adottare anche mentre sei la', sulla poltrona, mai comoda malgrado i progressi nei decenni, con: quattro mani, un tubo di aspirazione, delle pinze e una leva tutto insieme senza invito nella tua bocca. Non mi va davvero di star li' e approfitto dell'anestesia dosata sui cavalli (America docet!) e guardandomi attorno, cerco l'ispirazione...eccola! Una foto: perfetto trampolino al mio volo pindarico e salvifico. Quando Zanata mi mostra il moncone ossuto grondante sangue, lo guardo con indifferenza e penso: gia fatto?

02 aprile 2012

GLEIS 11

Il binario 11 alla Haupbahnhof di Monaco e' IL binario. Qui sono arrivati pieni di speranze, dubbi, sogni, paure e tanto coraggio tutti i Gaestarbeiter italiani; la forza-lavoro italiana a basso costo che ha ricostruito la Germania dal dopoguerra in poi. Da li' e' iniziata la storia dell'immigrazione italiana in Baviera fatta di poverta' e condizioni difficili chiuse nella famosa valigia di cartone e da li' queste persone hanno costruito la loro alternativa: qualcuno qui c'e' rimasto per sempre e qualcuno se n'e' ritornato al paesello dove finalmente si era potuto anche comprare qualche mattone. Ieri ho visto un documentario che parlava proprio delle storie degli immagrati italiani, vecchi e nuovi, ognuno diverso dall'altro, ognuno con la sua storia ma tutti con una gran voglia di raccontarla. Dalla valigia di cartone, la nuova generazione di migranti e' passata al laptop e li' tiene il suo mondo di ricordi e di contatti oggi sicuramente molto piu' facile da mantenere vivo, Gott sei dank. Non e' il primo documentario che vedo perche' l'Italia ha forse piu' cittadini all'estero che in Italia, malgrado spesso ci se ne dimentichi. Sentendoli parlare tra lacrime e risate e' palese come tutti parlino delle stesse cose: la mancanza del mare, della terra, dei profumi, la sofferenza per la mancanza di luce, per la lingua diversa, per la mentalita' diversa. In qualunque luogo si siano ritrovati dall'Argentina, al Canada, alla Germania, di questo si parla e la nostalgia si tinge di amarezza, inevitabilmente.

Amaro come la lontanza.
Amaro come la discriminazione subita.
Amaro come sentirsi dimenticati.

Chissa' se questo vale solo per gli italiani o anche che so...i tedeschi emigrati. Portano dentro anche loro le stesse sensazioni? Sarebbe interessante paragonare le emigrazioni tra loro. Ascoltando talvolta sulle spiagge le storie dei senegalesi, dei nigeriani ho avuto la stessa impressione ma anche parlando nel mondo con turchi, iracheni, persiani, argentini...Ma mai ho sentito le stesse parole chiave uscire dalla bocca di un inglese, di un americano o di un australiano. Azzardo una frontiera tra nord e sud, culturale piu' che geografica ma qui lo dico: gradirei smentita.

Quello che poi invece distingue le storie e' la reazione a tutto cio': ci si puo' lottare contro tutte le difficolta' fatte di incomprensione, diversita' etc etc e far quindi in modo di andaresene prima che si puo', o si puo' invece accettarle e pian piano imparare ad amare quello che ci circonda in modo da farlo diventare anche nostro. Per quanto non 'nostro' allo stesso modo. Per molti il posto 'altro' dove tanti anni fa sono arrivati e' diventato 'casa' e l'Italia e' il posto delle vacanze, ne' piu' ne' meno di quello che e' per molti tedeschi autoctoni. Non credo che ad ogni modo si possa lottare o meglio fare resistenza alla vita che vivi, anche tuo malgrado, a oltranza; sarebbe solo energia sprecata e non ne vale certo la pena. Certo che guardare questi documentari e' per me come guardare in una sfera di cristallo e il futuro che mi si palesa davanti non mi persuade affatto e per questo sono ancora al bivio della scelta. Quello che forse contraddistingue nel profondo quei lavoratori e noi cervelli e annessi in fuga e' la precarieta' insita nelle posizioni di lavoro di oggi non solo in Italia ma in tutta Europa. Se la precarieta' si fa' anima non si puo' mai essere pronti a scegliere o almeno si sceglie solo nella comprovata consapevolezza che niente e' per sempre. Limbo senza fine?

Chi ha voglia qui il trailer del documentario:
http://www.youtube.com/watch?v=54gvtL0aCNo

26 marzo 2012

L'OPPORTUNITA' DI RICOMINCIARE

The question e' cosi' vasta e poliedrica che certo un post non la esaurisce e quindi mi permetto un'ulteriore riflessione sull'argomento visto che anche i commenti ricevuti, indicano questa direzione. Certo ricominciare da capo in un nuovo paese e' un'opportunita' eccezionale che io per prima, ho colto, trasferendomi a Dallas anni fa. Avevo entusiasmo da vendere, voglia di scoprire, curiosita' per tutto; mi sentivo come una spugna pronta ad assorbire tutto cio' che di utile mi si parava davanti per farne tesoro, come l'abc della mia nuova vita. Quell'esperienza e' durata circa due anni e credo sia stato il tempo giusto per capitalizzarla al massimo senza risvolti negativi. In Germania ci sono venuta piu' per forza che per scelta. Anche se rimane un libero arbitrio di fondo, non si puo' dire di aver veramente scelto quando non si aveva sul piatto granche' da scegliere...Insomma e' stato un po' come scegliere tra una minestra che proprio non e' il massimo o niente, che puo' al massimo significare uscire, fare la spesa e vedere di crearsi una nuova alternativa con il rischio di non trovare niente e di perdere anche quel piatto caldo e sicuro che avevi gia' davanti. Difficile scegliere l'incerto per il certo, considerando che la persona che ti porta alla decisione, vede in quella scelta un 'certo' che gli piace. Come donna credo di avere una marcia in piu' in termini di predisposizione al sacrificio e se tornassi indietro lo rifarei pure, pero' ora ho bisogno di capire meglio quali sono le mie prospettive in questo paese e da dove posso cominciare a costruire in verticale. Il problema della lingua si sente all'inizio di un'esperienza, quando si e' del tutto impacciati e dopo un po' di anni, quando si vede ancora alto lo scalino che nel frattempo si e' andato sostanziando di tutte le scoperte fatte riguardo alle differenze culturali. Differenza e' ricchezza, vero.
Le cose migliori nascono dalla contaminazione, vero.
L'interculturalita' e' stimolante, anche vero.
Tutto vero, pero' a scapito di altro, ossia la perdita inevitabile di parte del se'. Ammetendo infatti che l'emigrato si adoperi con ogni sforzo per integrarsi, risultera' negli anni molto diverso da quella stessa persona rimasta in terra natia. Cosa ha dovuto fare? Informarsi, imparare, mescolarsi. A 360'. Chi di voi ha presente il (proto)tipo, ci rifletta. (I figli di questa generazione spesso non parlano nemmeno la lingua di origine.) Ma per arrivare a volere sacrificarsi e cambiare, si ha bisogno di un motivo; spesso amoroso: abbiamo tutti amici che si sono trasferiti all'estero per seguire l'amore straniero; altre volte lavorativo e anche qui la motivazione sostiene la persona anche nei momenti piu' difficili; altre volte e' la voglia di cambiare, come lo e' stato per me. Ho preso al volo la decisione di chi mi stava vicino e sono salita sul suo treno pensando che per motivi diversi, quella decisione faceva anche per me. Ma se poi la motivazione decade? Se la persona che rinasce ha molti aspetti positivi ma non riflette la complessita' del tuo profondo? Se la vita che hai ri-creato e' andata bene per un po' ma poi ha perso la direzione? Se gli strumenti che hai in mano non sono sufficienti a sentirti libero di ri-pensarti?

Il punto e' proprio qui: per ricominciare, per avere una nuova reale opportunita' e ripensare la propria vita, si dovrebbe essere equipaggiati a dovere. Cio' significa essere PRONTI per il salto ed essere pronti significa per ognuno una cosa diversa: per alcuni e' essere preparati da un punto di vista linguistico-culturale, per altri e' essere innamorati alla follia, per altri e' istinto etc. Per questo, spesso le persone che ritrovano loro stesse attraverso un'esperienza all'estero, sono persone che hanno avuto l'impulso e l'attrazione per quella terra e quella terra gli ha regalato la cosa piu' bella, una nuova vita.

Io ho costruito una nuova vita all'estero che mi ha dato tanto, tanta piu' soddisfazione e ricoscimento di quanto riuscissi ad averne in Italia ma se mi guardo allo specchio so che qualcosa non va e non va perche' io non riesco a pensarmi lbera di intraprendere qualsiasi strada e non ci riesco perche' ho la consapevolezza di avere l'enorme limite linguistico a frenarmi e ad impedirmi di sfruttare tutte le mie capacita'. Conosco avvocati, architetti, giornalisti tutti italiani che qui si arrangiano come possono e fanno quel che POSSONO ma non quel che avrebbero voluto davvero ossia non sono riusciti ad esercitare la loro carriera. Perche' se e' vero che l'estero ti offre l'opportunita' di ricominciare e' pur anche vero che ti mette di fronte ad un repertorio limitato di scelte.
Se hai fortuna, come tanti hanno, in quel repertorio trovi la tua melodia, se invece la tua la' dentro non ci sta, suonerai un tema che seppur armonico non dara' voce alla tua anima.

22 marzo 2012

PARLARE O NON PARLARE

Questo e' il problema.

Ieri ho passato un'ora al telefono con mia sorella parlando di questa impressione che ho da anni, tanti sono quelli che ho passato all'estero e che riguarda la percezione del se' e la percezione dell'altro nel momento in cui ci si esprime in una lingua altra rispetto alla propria. Oggi Nemo presenta un post che affronta la questione e non mi bastava un commento per rispondere (e poi non ho risolto il problema dei commenti, uffa!).

Il linguaggio ha una capacita' costruttiva in senso materiale: parlando costruiamo intorno a noi edifici di parole che creano un'immagine precisa di quello che diciamo e di noi. Gia' la scelta di un tema e poi dei vocaboli, da' un'idea di chi siamo; il nostro accento, dialettale o meno, i difetti di pronuncia e infine il senso di quello diciamo, il senso immediato e il senso nascosto, il sottotesto che si compone attraverso la rielaborazione di tutte le informazioni messe a nostra disposizione e poi filtrate attraverso il nostro sostrato culturale e anche una buona dose di inconscio. Pensate alle persone che avete intorno e a come parlano, e' o non e' il loro modo di parlare uno specchio, se volete non esaustivo ma pure preciso di loro stessi? Perche' il linguaggio si forma con noi, ci porta sempre un po' piu' in la' nella crescita: acquisendolo da piccoli, conquistiamo la prima forma di indipendenza e quindi la capacita' comunicativa; poi nell'eta' scolare, forgia le nostre capacita' espressive e sul lavoro ad esempio quelle diplomatiche; in famiglia e nelle relazioni, quelle relazionali e cosi' via.

Provate ora a concentrarvi su questo splendido castello messo su in anni di crescita, un'ossatura-impalcatura linguistica che vi sostiene e vi da' sicurezza perche' in quella vi riconoscete.

Cosa significa perderla? Cosa comporta farne a meno? Come si compensa questa mancanza? Cosa ne esce di noi? Che immagine restituiamo?

Non e' la prima volta che parlo di questo argomento perche' per me ha un'importanza primaria.
Io non sono io quando parlo in tedesco. Almeno identificando il mio 'io' in quello italofono.
Di questo sono certa e nemmeno quando parlo inglese o francese o spagnolo. E chi sono io allora? Di me passa tutto il non verbale, che gia' e' qualcosa, ma anche il non verbale e' condizionato dal verbale, perche' quando ci si esprime e si hanno per qualche motivo, difficolta' linguistiche, il corpo esprime il nostro disagio e quello che viene percepito e' un'immagine di insicurezza che pero' non avrebbe niente a che vedere con la realta': quello che volevate dire e' chiaro e completo nella testa ma rielaborato in un'altra lingua subisce inevitabili trasformazioni, da un primo processo di semplificazione, se va bene, a un possibile impoverimento, a interruzioni, pause non idonee a balbettii e nei casi peggiori, arriva al silenzio, ossia al fallimento del tentativo. Accantonando la terribile frustrazione che si prova, che gia' di per se' e' motivo di scoraggiamento, rifletto su quanto distorta e' l'idea che ho dato di me.

L'anno scorso a un workshop sulla tecnica Alexander che conosco abbastanza, volevo intervenire, partecipare e l'ho fatto, perche' io sono cosi', spontanea, ma sono sicura che di quel che intendevo comunicare sia passato un 30% massimo di contenuti. Io so cosa so e cosa volevo dire ma cio' che non e' detto, o non e' detto come si deve, non e' detto, o al massimo, e' detto male e nella migliore delle ipotesi, e' detto senza appeal e specie chi non ti conosce, non avra' certo potuto intuirlo tutto quello che ti passava per la testa davvero.

Pensate a un attore che si dimentica la parte nel bel mezzo di un monologo e avrete il paragone giusto. Eppure le parole del monologo sono bellissime. Pensate ora invece, a quanto e' affascinante la parola detta bene.

Quando si vive all'estero ci si scontra a pelle nuda e molle con le sana e robusta ossatura di chi qui ci vive da sempre e magari non ha mai pensato a quanto sia difficile farne a meno.
Ne nasce incomprensione, sottovalutazione e nei casi peggiori emarginazione. Triste ma vero.
Poi ci sono le storie belle, dei piu' forse, che lottando hanno piallato quello scalino e ora non lo sentono piu'. Ma quanta fatica costa arrivare la'?

12 marzo 2012

Fase Medi(t)ativa

Sabato scorso ci hanno chiesto di fare una piccola performance di tango in occasione di una conferenza sul tema: mediazione dei conflitti. Mi e' parso un ottimo esempio quello del tango che e' per eccellenza, il ballo delle parti, in cui, sintenticamente, rispettando i propri ruoli si arriva all'armonia che non e' prevalenza dell'uno o dell'altro ma il risultato di un dialogo, non verbale e nel caso specifico, coadiuvato dalla musica. Abbiamo gia' fatto piccole performance nelle piu' disparate occasioni come il centenario del giardino botanico, la fiera delle specialita' culinarie sudamericane etc., questa pero', mi e' sembrata la piu' sensata, la piu' azzeccata e credo che all'interno della risoluzione di conflitti, soprattutto di coppia, il tango possa giocare un ruolo.
In fase di mediazione, si ascolta, si riflette e si mette in dubbio la propria posizione. In questo periodo mi sento molto in fase medi(t)ativa e malgrado siano successe tante cose, fuori e dentro, mi e' piaciuto ascoltare, senza nemmeno commentare (e questo onestamente non proprio per scelta!), quanto dicevano gli altri e si'! non avere proprio niente da dire.

25 febbraio 2012

Hilfe!

Ma voi quando lasciate un commento su un blog che profile scegliete? Perche' io non riesco piu' improvvisamente a lasciare piu' commenti e li ho provati tutti! Please help me...

07 febbraio 2012

Con le migliori intenzioni

Anche le migliori intenzioni alle volte non portano il risultato sperato.
Ho appena letto il post di Nonsisamai "Il cibo e' una cosa serissima" e mi e' venuto in mente un episodio che da tempo voglio raccontare ma che come molti altri post rimane nel cassetto chiuso a chiave dalla mia scarsa dedizione al blog. Per fortuna poi arriva lo stimolo giusto e qualcosa si racconta.

Un po' di tempo fa, circa tre mesi, abbiamo invitato a cena un collega di mio marito, tedesco, e sua moglie, iraniana. E' una coppia molto piacevole e quando possiamo ci vediamo per mangiare o bere quacosa. Lei e' musulmana, non praticante ma musulmana. Per questo motivo quando viene da noi sto sempre attenta a non cucinare il maiale. Quella volta pero' mi venne l'idea di cucinare gli involtini di carne che per tradizione, toscana almeno, sono preparati con carne di vitello, formaggio e prosciutto cotto. Sapendo che lei non avrebbe gradito il prociutto ne ho preparati alcuni senza. Purtroppo ho sottovalutato, ingenuamente, che anche solo la presenza a tavola del suddetto alimento poteva essere fonte di disturbo. Di fatto lei e' stata molto educata e carina. Non ha fatto una piega e ha mangiato ben due involtini senza prosciutto ma e' andata una quantita' di volte imprecisata al bagno, destando quindi, alla fine, il mio sospetto. Non so cosa abbia fatto in bagno, ma sono sicura di averle provocato un disagio e me ne dispiaccio. Ho pensato che per lei ammettere il problema sarebbe stato imbarazzante non solo per la cena in se' ma anche per un discorso piu' ampia che riguarda l'annosa fatica legata all'integrazione in una nuova cultura, portandosi comunque dietro la propria. Entrare in una nuova cultura spesso significa volersi mimetizzare e sentirsi uguali agli altri e quindi ad esempio, poter girare senza velo e magari anche con una gonna o perche' no anche buttare giu' della carne 'contaminata'. Evidentemente il cibo acquista pero', una valenza simbolica piu' forte dell'abbigliamento e non lascia scampo alla coscienza. Ripulirla immediatamente e' stato un istinto irrefrenabile. Come cattolica non praticante, quindi il suo analogo cristiano, ci penso su e non mi pare pero' di avere niente di paragonabile...

01 febbraio 2012

Neve

La neve e' soffice e leggera, al tatto gelida e farinosa. Non perdura come un'emozione che scende dal cielo, si impossessa di te e poi ti abbandona lasciandoti con il ricordo struggente di quel che fu. Ho fatto l'angelo per la prima volta. Ci saranno molte prime volte d'ora in poi. Non voglio piu' rimandare ma lasciare che la neve cada come un velo sul mio capo e desti in me nuova vita. Saro' la sua sposa, felice ad accoglierla senza resisitenza all'altare del tempo.

26 gennaio 2012

aggiornamenti 2

175 euro

25 gennaio 2012

aggiornamenti

idraulici seri arrivano in coppia giovani e sicuri. oh! giovani davvero. se non fosse per l'aria seria penserei che si tratta di uno scherzo. spiego tutto. iniziano il lavoro. sono un po' grezzi e lasciano il segno sul parquet ('orca zozza!) ma alla fine vedo il vortice! anche quando mi compilano la fattura pero' (non li sfiora nemmeno l'idea del nero, chiaro?) dove tutto e' moltiplicato per due.

in fondo in fondo in fondo (a 6-7m) non c'era niente di categorizzabile...solo un tappo di roba mista.

23 gennaio 2012

Piccoli idraulici crescono

C'e' sempre una prima volta per tutto e anche questa doveva succedere. Tubo del lavandino (acquaio per noi toscani veraci e conservatori di parole meravogliose!) intasato.
Intervento n.1: ventosa.
Ci appropinquiamo al banco di lavoro e armati di guanti, ventosa e olio di gomito pompiamo un'infinita' di volte su e giu'. Niente. Acqua ferma, effetto palude con residui rivoltanti in superficie.
Intervento n.2: smontare il sifone.
Un gioco da ragazzi, se si esclude la puzza ripugnante e gli schizzi repentini e quanto mai precisi nella mira.
Intervento n.3: pulitura del sifone e degli altri tubi a esso connessi.
Effetuiamo la pulitura ricavando residui non meglio classificati e macigni di calcare decennali. Questa pratica potrebbe comportare mal di schiena ai malcapitati che come noi dovessero cimentarsi nell'azione dentro ad una vasca da bagno.
Intervento n.4: rimontaggio dei tubi e verifica. Permane lo stato palustre.

SBALORDIMENTO

Intervento n.5: chiamare l'idraulico (dice lei) comprare la sonda a manovella (dice lui).
L'idraulico non risponde e la sonda penetra a capofitto nel tubo nella parete fino a 4,70m, per poi riemergere, sporca di unto e di grasso e di ghiaia triturata, a capo chino, sconfitta.

SBIGOTTIMENTO (Ma che c'e' laggiu' in fondo in fondo?)

Intervento n.6: chiamare l'idraulico subito (dice lei) comprare lo sturalavandini (dice lui).
L'idraulico non risponde (echecazzopero'!) e il fluido gelatinoso scivola inghiottito nella buia cavita' cilindrica lasciandoci nell'attesa.

Un'intera notte...
Cosa sara' domani?
Non lo so ma stasera si va a cena fuori perche' non ne posso piu' di panini.

20 gennaio 2012

A tutto tondo

Anche il mio blog non trova forma. E' un'estensione di me in fondo, che posso pretendere? Sono in fase ricostruzione, ripensamenti, valutazioni.

Oh Dante! Ma quanto dura il mezzo del cammino? E la selva quanto e' grande? No, perche' io sono qui che aspetto Virgilio da un bel po' e stanotte l'ho pure sognato (davvero) ma se non fosse arrivato, nemmeno in sogno, io sarei annegata in mezzo al Mar Nero priva di senso dell'orientamento. Capito? Mi serve! Mandami qualcuno, ovvia.

Ogni giorno e' diverso, profondamente. Spero di sbozzolare quanto prima perche' volare e' molto piu' bello che rotolare.