« Preferisco un fallimento alle mie condizioni che un successo alle condizioni altrui »

(da "Tom Waits, Blues" di C. Chianura)

28 luglio 2009

Carmina Burana XXL


La scorsa settimana sono andata a teatro a vedere il concerto 'Carmina Burana'. Lo spettacolo doveva tenersi al teatro all'aperto ma, visto il tempo da lupi, lo hanno spostato al palazzetto dello sport. E qui sicuramente il concerto per quanto bello non ha reso molto. Troppo rimbombo, luci approssimative, scenografia inesistente...Peccato, perché il coro contava un centotrenta persone più una cinquantina di bambini, soprano, tenore e basso e ovviamente l'orchestra con due pianisti. Comunque i Carmina Burana fanno sempre la loro scena e il lavoro che c'era dietro si sentiva. Solo che io purtroppo non me o sono goduto tanto.

Fatalità ha voluto che vicino a me si sedessero una decina di persone, tutto in gruppo ammassate. Le ho viste appropinquarsi; si scomponevano, si riunivano e si rigiravano per gli stretti cunicoli delle file della gradinata del palazzattetto come formiche disorientate, finché hanno trovato la corrispedenza del numerello del biglietto con quello della poltroncina (INA). E si sono seduti. Così come sono arrivati, a caso. E caso ha voluto che vicino a me capitasse questa signora. Enorme. Una gigantessa vichinga dall'apparenza burbera che poi svanisce in un sorriso gentile e premeditatamente mortificato. Io sono una donna alta 163 cm 54Kg. Abbastanza normale. A fianco di questa signora mi sentivo come sotto l'Empire State Building. Sentivo, all'inizio, anche un senso di protezione. Un fiorellino che cresce tranquillo all'ombra di una quercia. Purtroppo, col passare dei minuti tutto è precipitato. La signora aveva caldo e ha cominciato a sventolarsi col ventaglio. Ogni sventolata si riversava addosso a me congelando le piccole gocce di sudore. Poi sono cominciate le scosse di assestamento che non sono mai finite. Spazio troppopiccolo in cui confinare tutta quella massa. E la borsa. Allora provavo a spostarmi e qui la cosa più sorprendente. Più spazio le lasciavo, più spazio lei prendeva. Come un blob, si allargava dalla sua alla mia potroncina e non solo. Nelle due ore di concerto si è espansa, davvero, a velocità costante e proporzionale ai miei tentativi di ritirata chiaramente ostacolati dalla presenza dall'altro lato di mio marito che cercava di 'acciugarsi' e farmi spazio ma era a sua volta costretto nel suo posticino (INO) dal suo vicino. La signora percepiva per diretta vibrazione ogni mio minimo spostamento e disagio e si girava verso di me con gli occhi affranti che già di per sé bastavano a scusarsi ma aggiungeva sempre:"Entschuldigung". Che sofferenza. Per me ma soprattutto per lei. Vi immaginate che senso di straboccamento, di efflusso, di dispersione...Una fatica che l'ha portata anche ad addormentarsi, evidentemente; così, con la testa appoggiata su tutto il resto prepotentemente adagiato e recinto in una poltroncina (INA). Come un masso in equilibrio in cima a una montagna.

I Carmina Burana iniziano così:
« O Fortuna,
velut Luna
statu variabilis,
semper crescis
aut decrescis
»

Che dire? Era già tutto scritto?!

2 commenti:

nonsisamai ha detto...

pisco tutto, pero' perche' soffrire cosi' tanto per poi addormentarsi....???!!!

fabio r. ha detto...

però che belli i carmina burana... anche sotto l'ombra della tedesca montagnosa!