L'ho voluto fermare quel momento. Quello di me nel parco, da sola, che sorrido e mi do una pacca sulla spalla. Perché per uno di quei momenti ce ne sono cento negativi e di solito mi vien da scrivere di più quando di quei momenti sono preda. Oggi, già, ad esempio, è tutto finito: quel sorriso è tornato ad essere smorfia di fatica per la concentrazione che va e viene e la perenne insoddisfazione per tutto quello che non ho ancora imparato e forse mai imparerò; la passeggiata una corsa con la bici sempre sgonfia o un affanno per trovar parcheggio con la macchina; la pacca sulla spalla una sberla a me stessa per tutte le volte che 'non ci siamo'.
'Non ci siamo'. Noi, ossia 'io e me'. E' questa la sensazione: di essere io che rincorre me. Corre per starmi dietro, a come cambio, a come penso, a quante cose stupide e inutili sballotto nella testa, senza posa, senza centro. Per questo quel momento acquisisce un'aura sacrale, perché per quell'attimo mi acchiappo e sono lì, tutta intera con i miei mille problemi (veri e presunti) ma quieta, con tutte le stesse problematiche irrisolte ma calma, con le stesse insoddisfazioni ma serena. Perché per un secondo almeno, serafico, va davvero tutto bene.
3 commenti:
mi affido alle parole di Sartre...
"Esistere è essere lì, semplicemente. Gli esistenti appaiono, si lasciano incontrare ma non li si può mai dedurre."
ti sento molto vicina in questo stato d`animo che sembra accompagnarmi da un bel po` di tempo.
L`importante e` continuare a correre ...per fermarsi c`e` tempo!
beh, facciamo che ti rispondo in privato...
Grazie Tizi (adoro Sartre) e Nonsi è davvero bello sapervi vicine..
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