« Preferisco un fallimento alle mie condizioni che un successo alle condizioni altrui »

(da "Tom Waits, Blues" di C. Chianura)

01 marzo 2010

PAROLA DI BARONETTO



Mi dispiace per la qualità ma vale la pena di provare a capire cosa ci sta dicendo Paul McCartney in questa intervista rilasciata a seguito di un'altra, durante la quale aveva dichiarato di consumare LSD.

A domanda, ho risposto, ci dice. E potevo rispondere dicendo la verità, o dicendo una bugia. Solamente questo ho scelto.

E aggiunge: "If you shut up about it, I will"

E quindi? Di chi è la responsabilità per certi allarmismi inutili e devianti rispetto all'uso delle droghe?

Chi crea l'eventuale cattivo modello? Chi rivela una cosa personale o chi la diffonde via media?

Il punto interessante, secondo me, sta proprio in mezzo.
Tra chi parla e chi ascolta. Sta nel capirsi. Nel valutare in fretta, chi ti sta davanti e decidere se LUI/LEI può sopportare la tua verità oppure no. Non sempre dire la verità è un merito. Come dice anche Tizi nei suoi aforismi. Perché la verità è come un regalo: a ognuno devi dare il regalo che più gli si addice.

Istigazione alla bugia?
No, istigazione alla riflessione; alla presa di coscienza della differenza che ci divide in quanto casi-umani unici e che ci rende alle volte molto complicato farci capire.

Elogio della differenza, in quanto ricchezza, solo quando compensa, colma, approfondisce e non quando distorce, travisa, rielabora a unico e proprio vantaggio.

5 commenti:

nonsisamai ha detto...

l'ho visto anch'io ad annozero e non ci potevo credere. erano avanti in inghilterra negli anni 60 o siamo indietrissimo in italia ora?

hai fatto bene a diffondere...

fabio r. ha detto...

come ha scritto Dose (quello dei Conigli di Radio2) nel supplemento satirico del fatto quotidiano, parlando di Morgan:
Anche i Beatles facevano uso di droghe, mai poi scrivevano Let it be, cazzo!

Penny Lane ha detto...

Io ero tra il pubblico di Annozero di quella puntata...e posso confermarti che il punto è proprio quello. Morgan o McCartney possono difendersi dietro il "Ti ho detto la verità, vedi tu cosa vuoi farne" ma, a questo punto, i giornalisti, ieri come oggi, possono nascondersi dietro un "Io ho il dovere di informare, senza dare un giudizio sulla notizia".
Secondo il mio personale parere, invece - che credo combaci con il tuo - sta tanto all'intelligenza di chi rilascia un'intervista quanto a quella di chi la registra e pubblica capire come relazionarsi con certe informazioni.
Stavo leggendo un giallo, un paio di settimane fa, e la protagonista ad un certo punto si chiedeva se ci fossero dei casi in cui tacere la verità e, se sì, quali. "Credeva tuttora che bisognasse rispondere alle domande con franchezza. Ma la verità andava svelata completamente solo di fronte a una necessità ragionevole." E un altro passo spiega meglio il concetto: "Ovviamente non tutte le bugie sono riprovevoli, un altro dei punti su cui, secondo Isabel, Kant si sbagliava. Una delle cose più ridicole che il filosofo avesse mai detto era che è nostro dovere dire la verità all'assassino a caccia della sua vittima. Se viene a bussare alla porta chiedendo "E' in casa?", bisogna rispondere la verità, anche se si condanna a morte un innocente. Che cosa insensata." :-)

Forse sbaglio io nel ritenere che ogni individuo abbia un dovere etico nei confronti degli altri e che in base a questo dovrebbe rendere note le proprie azioni.

Elisen ha detto...

ciao penny, grazie per essere passata e aver lasciato il tuo commento. sì, credo che tutto si basi su un equilibrio, un sottile gioco delle parti che non sempre è facile da gestire.
bello il passo del giallo..non mi suona nuovo..
che libro è?

Penny Lane ha detto...

Si tratta di "Il club dei filosofi dilettanti" di Alexander McCall Smith...niente di trascendentale, come giallo, però qualcosina di buono c'è.